Ragazzi, adolescenti, alcuni ancora bambini. Incappucciati, armati, decisi a sfasciare tutto.
Molti di seconda generazione, ma non solo: a Milano – commenta sulla Stampa Jonathan Bazzi – il quartiere Corvetto brucia di rabbia, per la seconda notte le strade si affollano d’un centinaio di giovanissimi.
Chiedono giustizia per l’amico – Ramy Elgaml, 19 anni – morto nella fuga dai carabinieri, e lo fanno con la lingua che conoscono, quella dello scontro e dello sfogo che sfonda vetri e appicca incendi.
Sbagliando tutto, ma sbagliare è pur sempre un modo di esistere.
I residenti sono terrorizzati, la polizia chiama rinforzi da Roma, si temono infiltrazioni dei gruppi anarchici.
Il paragone facile è con le banlieue francesi, ma a stupirsi può essere solo chi ignora l’evoluzione della città in questi ultimi anni, la frenesia immobiliarista, i margini di cui ci si ricorda solo a parole.
Mentre Milano cresceva sempre di più, svettante di grattacieli e ambizioni ben poco inclusive, la periferia è diventata un accessorio retorico buono per imbastire estetiche gentrificate, operazioni di cosmesi sociale, e supportare il grande sogno della città attrattiva.
La tensione centro-periferie, interne ed esterne, a Milano continua a esasperarsi: all’ombra dei progetti architettonici multimilionari, che hanno reso maestoso lo skyline urbano, cova incandescente il disagio di chi non può prendere parte a nulla di ciò che rende luminosa, dall’esterno, la reputazione di questa città.
Serviva un innesco, un simbolo, ed è arrivato con il volto di un ragazzo morto in circostanze ancora tutte da accertare.
Forse la situazione rientrerà, forse è l’inizio di qualcosa destinato a ripetersi.
Mentre le fake news su TikTok – «l’hanno fatto cadere apposta», «ecco il video dell’incidente» – circolano a fomentare la folla, le opposizioni affrettano a strumentalizzare, al solito, tutto.
Milano ha bisogno di prendersi cura delle sue disuguaglianze, di ridistribuzione, non di essere militarizzata, conclude Bazzi.
I fatti di queste ore lo dimostrano: puntare sull’esasperazione del conflitto rischia di mandare fuori controllo la situazione, e certo non solo al Corvetto.
Perché il destino delle periferie, in realtà, ricade a cascata su tutti.