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Il sentiero stretto della finanza pubblica e i risultati del Governo | L’analisi di Renato Loiero, consigliere per le Politiche di Bilancio del Presidente del Consiglio dei Ministri

Renato Loiero, consigliere per le politiche di bilancio del Presidente del Consiglio dei Ministri, è intervenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia il 29 e 30 novembre 2024 a Bologna.

Durante l’evento, Loiero ha partecipato al panel dal titolo “Politiche di bilancio e sostegno alle imprese” dove, attraverso un dialogo con il direttore dell’Osservatorio Riparte l’Italia Giuseppe Caporale, ha affrontato i temi principali degli ultimi due anni di Governo dal punto di vista finanziario.

Riportiamo di seguito alcuni passaggi del suo intervento.

In questi primi due anni la politica di bilancio è essenzialmente, sintetizzo in modo estremo, improntata a controbilanciare due principi, da una parte la prudenza, dall’altra cercare di attuare quello che è il Governo ha inserito nel programma. Si tratta sempre di quello che spesso è stato indicato in modo metaforico come un sentiero stretto. Come sapete bene, questo Paese tra qualche mese raggiungerà la soglia psicologica dei 3 trilioni di miliardi di debito pubblico.

Prima si parlava delle future generazioni, quelle di cui spesso si dice in modo retorico che non daremo in eredità questa terra, da loro l’abbiamo ricevuta in prestito. Per cui bisogna sempre partire dal principio, secondo me tenere presente il principio per cui l’accumulo di debito pubblico significa una sottrazione di capacità di consumo delle future generazioni.

Mi ricordo quando un po’ di anni fa fu scritta la legge sull’equilibrio di bilancio, quindi la modifica l’articolo 81 della Costituzione e quando fu chiesto a chi scriveva quel testo e il successivo testo la cosiddetta legge rinforzata, la legge attuativa del nuovo articolo 81, quale fosse la ratio legis, un termine molto caro soprattutto ai giuristi, di fondo io ed altri ritenemmo che la ratio legis non era solo l’adempiere ai principi comunitari di un trattato internazionale, quello che si chiama banalmente fiscal compact, ma la ratio legis fondamentale di quell’intervento fosse proprio il principio dell’equità intergenerazionale. Questo è il mio modo di vedere quando si autorizza una nuova o maggiore spesa.

La prima domanda che bisogna porsi non è chi ne beneficia, la domanda che bisogna farsi è: sono o saranno soldi ben spesi? Le future generazioni se potranno avvalere? Migliorerà il loro livello di benessere in conseguenza di quella nuova o maggiore spesa?

Dal punto di vista di questi due anni e della posizione generale della finanza pubblica forse non c’è bisogno nemmeno che lo dica io qual è la nostra situazione. Proprio ieri la Commissione europea ha pubblicato la proposta di risoluzione che poi sarà adottata, relativa appunto al piano strutturale di bilancio di medio termine che è un nuovo nome che ha nelle nuove governance europee quello che prima si chiamava percorso preliminare di finanza pubblica.

Noi siamo impegnati a ridurre il deficit di 0,6 l’anno, entro il 2026 rientreremo dalla procedura di inflazione. Segnalo solo che Francia e Germania non lo hanno ancora presentato, la Francia sta proiettando per l’anno prossimo un livello di deficit in un documento che la Commissione europea ancora formalmente non conosce che supera il 6%.

Non è una rivendicazione, però in una Unione europea che come sapete ha raggiunto una quasi perfetta unità monetaria, ovviamente per i paesi che sottoscrivono l’euro, che si sono dotati dell’euro, invece non ha ancora il secondo braccio fondamentale della politica finanziaria, cioè non ha ancora una politica finanziaria, una politica di bilancio unica, come sapete il bilancio dell’Unione europea assorbe circa solo l’1% delle risorse europee mentre i bilanci dei singoli paesi assorbono quasi in media oltre il 50% delle finanze europee.

Quindi è chiaro che ciascuno cerca di tirare l’acqua al proprio mulino, provando a sfruttare al meglio la possibilità di ricorrere ai mercati finanziari e quando hai un debito che è denominato nella stessa valuta, il debito di altri paesi ci oppone dei noti problemi di esternalità, deriva essenzialmente tutta la costruzione della governance europea di finanze pubbliche.

Peraltro le nuove regole di bilancio prevedono che un nuovo indicatore fondamentale, che è l’indicatore della spesa primaria netta, quindi la spesa primaria netta di alcune poste che si è ritenuto di escludere, questo indicatore non deve superare nella media del periodo ricompreso nel piano pluriennale un tasso di aumento annuale dell’1,5%. Noi ci siamo impegnati, un documento che è appunto approvato, validato dagli uffici di controllo, che sarà con molta probabilità approvato dalla Commissione europea, per l’anno prossimo, nel primo anno che è sempre quello più sfidante quando hai degli obiettivi pluriennali, ci siamo impegnati a non far crescere questa spesa primaria netta l’anno prossimo del 1,3%, quindi 0,2 meno del limite massimo pluriennale. Affianchiamo anche alcuni dati economici e obiettivi incontrovertibili, il tasso di occupazione in Italia ha raggiunto la soglia storica del 62,3%, più di 10 milioni di donne lavorano in questo Paese, sono occupate.

Lo spread, che è l’indicatore fondamentale, che tendenzialmente monitoriamo giorno per giorno rispetto alla data in cui si è insediato il Governo, ottobre 2022, è calato di 100 punti, che non sono pochi, per quantificare quello che determina a medio termine poi lo spread, cioè il livello dei tassi di interesse pagati sul nostro debito. L’anno scorso la Borsa italiana ha segnato il record, è stata la migliore Borsa l’anno scorso, c’è una riforma fiscale in corso, chi vi parla è componente sia della commissione per la riforma fiscale sia della commissione sul monitoraggio dell’economia non osservata, che non è una contraddizione in termini. Il dato di recupero dell’evasione ha raggiunto l’anno scorso 24.7 miliardi, un aumento del 22%.

La riforma fiscale, che ha già dato vita a 13 decreti legislativi, porterà alla fine a un obiettivo che questa nazione non ha mai avuto, cioè un codice fiscale unico di tutte le leggi tributarie.

Sul tema della testunificazione, non posso non pensare ad esempio al codice degli Stati Uniti d’America, in cui è raccolta tutta la normativa federale al netto delle leggi non ricorrenti, oppure spesso di leggi di bilancio che approvano.

Però nel code americano trovate, in una sorta di enciclopedia organizzata in forma di progressivo dettaglio, tutta la normativa federale americana, quindi quantomeno per la normativa tributaria noi cerchiamo di raggiungerla. Ovviamente è abbastanza probabile che lo raggiungeremo, non so se entro la fine dell’anno prossimo, affronto questo obiettivo di testunificazione della normativa tributaria.

Questo è già il secondo anno, se non sbaglio, che si tiene questo evento, si stanno ponendo le premesse per farla diventare una sorta di Cernobbio delle politiche pubbliche. Lo dico perché l’anno scorso ha avuto l’occasione di venire qui e parlavamo di quella legge come disegno di legge. Adesso è la legge 206 che è approvata appunto alla fine dell’anno scorso.

quando eravamo qui l’anno scorso era in procinto di essere approvata.

È improntata a valorizzare, sempre tenuto conto dei vincoli di finanza pubblica che ci costringono ad essere particolarmente selettivi, le eccellenze produttive del Paese perché non puoi incentivare tutto, se incentivi tutto non sta incentivando nessuno.

Come sapete l’economia di questo Paese si regge su 800 miliardi di export o su un valore comunque positivo della bilancia commerciale, l’anno scorso ha raggiunto un valore di oltre 34 miliardi che ci consente di compensare l’elevata dipendenza dalle fonti fossili.

La 206 operativa è ovviamente una delle attività che fa Palazzo Chigi tramite in particolare il Dipartimento per l’attuazione del programma di governo, monitorare se i provvedimenti secondari attuativi delle leggi sono emanati nei tempi previsti e se non sono emanati per quale motivo e se c’è bisogno eventualmente in caso di mancata emanazione di fare un tagliando perché nel frattempo la normativa di base o di cornice o comunque afferente a quel settore è stata modificata.

La 206 oltre appunto a questa cornice generale ha creato il fondo nazionale per il Made in Italy, sostiene l’imprenditoria femminile e è rivolta appunto in termini di selettività nell’interlocuzione con le parti sociali e quant’altro sono stati enucleati in particolare alcuni settori e molte delle norme 206 sono rivolte a questi settori e sono la filiera legno-arredo, l’olio d’oliva vergine, le fibre tessili naturali, la moda, la nautica da diporto, la ceramica, i bacini culturali, i creatori digitali e il settore fieristico.

Noi da almeno 50 anni con sempre crescente attenzione e preoccupazione ci confrontiamo con l’Italian sounding. Non passi giorni che non conosco bene le comunità italo-americane sia in Canada che negli Stati Uniti e potrei portare numerosi esempi.

Eè stati varato il fascicolo informatico dell’impresa, dove le imprese e tutti quelli che possono legittimamente accedere alle informazioni, ai registri delle imprese, possono trovare tutti i documenti che afferiscono appunto alla vita dell’impresa. Realizzando nuovamente, perché è una cosa che spesso ci diciamo, il principio dello once only, se ho detto una volta a una pubblica amministrazione, ho comunicato un dato, non devo più essere ridotto nella condizione di ambasciatore di me stesso, per cui devo comunicare, magari con un pezzo di carta, ancora oggi a un’altra o a qualsiasi altra pubblica amministrazione quello stesso dato.

La policy per le piccole e medie imprese, netto dell’attuazione appunto della 206, perché ovviamente non sono solo le nuove leggi che devi implementare, ma anche tutte le buone norme che già esistono e che non vanno tralasciate. Cito il tema della semplificazione dell’accesso, che attualmente è in corso alla misura piano transizione 5.0. Nei prossimi giorni sarà anche elevata l’intensità del beneficio fiscale, quindi offrendo incentivi più elevati per l’acquisto di pannelli e fotovoltaici e sottolineo esclusivamente per le piccole e medie imprese. Noi puntiamo anche a prorogare il piano transizione 5.0 fino ad aprile 2026 e rendere maggiormente flessibile le regole sul cumulo, oltre che le regole dell’accesso.

Nei scorsi mesi avete sentito sul tema dell’accesso a 5.0, lì chiaramente si pone sempre l’antico tema. Se è vero che per certi versi spesso il cittadino non è soddisfatto della prestazione delle amministrazioni pubbliche, è spesso altrettanto vero che lo Stato non si può sempre fidarsi completamente del cittadino. Se c’è un apparato burocratico, documentale, amministrativo, annesso a supporto di una certa misura di agevolazione, devo garantire che se l’indirizzo di politica finanziaria e industriale è rivolto ad un elevato grado di selettività, io mi devo accertare che quei requisiti che ho imposti nella legge, piuttosto che nella restante normativa, siano posseduti dal soggetto.

Altrimenti si può ingenerare, rispetto ad esempio un incentivo, ha dato luogo a circa 13 miliardi di truffe accertate ai danni dello Stato, dati dell’agenzia dell’entrata e del guardia dei finanziari. Non apriamo il tema della qualità degli interventi finanziati con questo incentivo che ha legge, ma avrà le sue conseguenze sul debito pubblico dei prossimi anni. Sul tema dell’energia invece, che è uno dei maggiori fattori di deficit competitivo del nostro sistema industriale italiano, è il costo dell’energia che è particolarmente elevato.

E’ stato firmato pochi giorni fa il Diem che attua la misura sostegno all’autoproduzione di energia da fonti energetiche rinnovabili. Anche qui la misura 320 milioni è rivolta esclusivamente alle piccole e medie imprese. C’è il tema del nucleare di nuova generazione, ma su questo ci sono opinioni diverse.

C’è il tema dell’accesso al credito, appunto è legge di bilancio. C’è ovviamente il rifinanziamento di un miliardo e nove nell’arco fino al 2029 di una misura che le imprese storicamente hanno sempre particolarmente apprezzato che è la nuova Sabatini, c’è il fondo di garanzia. Questo è il quadro generale delle misure verso le imprese, in particolare le piccole e medie imprese in quest’ultimo scorcio di legislatura.

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