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Pnrr, l’impatto devastante dei progetti in ritardo | Lo scenario

Pochi giorni per incassare la terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza e ancora meno per avere il giudizio del Consiglio Ue sulle proposte di modifiche alla quarta, previsto per il 19 settembre.

Ora l’Italia è al lavoro per raggiungere gli obiettivi della quinta rata entro il 31 dicembre.

Sono altri 18 miliardi e si aggiungono ai 35 miliardi complessivi delle due rate precedenti, che il governo punta ad ottenere entro fine anno, dopo mesi di trattativa con Bruxelles.

Ma l’obiettivo, ha rimarcato il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, a un convegno dell’Antitrust, “non è il dibattito sulla scadenza della prossima rata.

Abbiamo la prospettiva del completamento del piano, a giugno 2026″.

Una data, quella, che non si può mancare e che ha reso necessaria la modifica complessiva del piano, ora all’esame di Bruxelles, dove sono cambiati 144 obiettivi su circa 350.

L’impatto di ritardi sui progetti “potrebbe essere devastante per il bilancio del nostro paese, oltre che un danno reputazionale”, ha sottolineato Fitto spiegando che, al danno della revoca del contributo europeo, ci sarebbe “anche la beffa” di dover trovare le risorse per gli interventi.

Il ministro ha difeso così la necessità della riscrittura del Piano a due giorni dalla diffusione di uno studio della Banca d’Italia che segnala come oltre metà dei fondi del Pnrr già assegnati, 76 miliardi di euro su 141,9 miliardi, riguardi misure interessate da modifiche.

Rimodulare questi fondi, secondo via Nazionale, “potrebbe innescare un processo amministrativo impegnativo che rischierebbe di rallentare l’implementazione dei progetti”.

Gli investimenti esclusi saranno finanziati con altri fondi, garantisce ancora una volta il ministro, e al tempo stesso si libereranno quasi 20 miliardi del Pnrr per il nuovo capitolo RepowerEu che consentirà, tra l’altro, “incentivi per famiglie e imprese sul fronte dell’efficientamento energetico” per “ridurre strutturalmente e definitivamente i costi dell’energia”.

Sul tema è intervenuto, allo stesso convegno, anche il direttore della Task force Pnrr, Johannes Luebking, che ha sottolineato come i piani degli stati membri migliorino la concorrenza nei mercati dell’energia e insieme gli investimenti li rendano adatti per le fonti rinnovabili e per il futuro.

Con la Task force, secondo il ministro, ci sarebbero collaborazione e una “sinergia molto utile e positiva”. Persino le “regole rigide” di verifica degli interventi del Pnrr con i controlli a campione sarebbero un “meccanismo complesso, ma utile” che Fitto propone di usare come regola anche per le altre risorse europee.

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