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Palazzo Chigi richiama i ministeri sul PNRR: «Mancano 22 target, dobbiamo essere più rapidi: la road map diventa settimanale»

L’accelerazione c’è stata, ma ancora non basta: il governo ha centrato 29 dei 51 target del Recovery plan da raggiungere entro fine anno, ne mancano altri 22 o i fondi non arriveranno. Ecco perché Roberto Garofoli chiede ai capi di gabinetto dei ministeri di accelerare: d’ora in poi dovranno raggiungere obiettivi non più mensili, ma settimanali. Entro due mesi la macchina Pnrr dovrà essere a pieno regime e dare un segno di discontinuità anche sui territori e in particolare al Sud, dove rispettare la road map di attuazione degli investimenti si annuncia un’impresa tutta in salita.

Per il governo di Mario Draghi, approvate manovra e legge sulla concorrenza, è ora questa la sfida che occupa gran parte dell’agenda. Garofoli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha riunito mercoledì i capi di gabinetto sull’attuazione del programma di governo e del Recovery. Dall’insediamento dell’esecutivo, ha spiegato, sono 549 i provvedimenti attuati, mentre il sottosegretario all’Ue Enzo Amendola vanta 26 procedure d’infrazione Ue evitate con l’adozione della legge europea e di un pacchetto di decreti legislativi.

I fari però sono puntati in particolare sul Piano nazionale di ripresa e resilienza perché mancare anche solo uno degli impegni presi con l’Ue vorrebbe dire rinunciare a una parte dei 191,5 miliardi: 13,8 in ballo solo quest’anno. Su quanto fatto finora, il governo riferirà al Parlamento con una relazione “in via di predisposizione” (il M5s nei giorni scorsi ne aveva lamentato il ritardo). A ottobre, sottolinea Garofoli, c’è stata una “forte accelerazione” che ha permesso di passare dai 13 target raggiunti a fine settembre ai 29 attuali.

Il solo decreto Recovery, che dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta ufficiale a una settimana dal varo in Cdm, ha centrato 8 obiettivi, un altro è la legge quadro sulla disabilità. Ma dalla lotta all’evasione, al Cloud, dalla chiusura delle riforme sulla giustizia e l’università, c’è ancora molto da fare. E’ attesa la convocazione di cabine di regia politiche sulle infrastrutture, sulla sanità, sulla coesione sociale. Mentre Palazzo Chigi e ministero dell’Economia cercano di oliare i meccanismi di raccordo con le amministrazioni, per poter poi interloquire sui target con l’Ue.

I sindacati chiedono di far partire i “tavoli di partenariato” per una governance allargata, ma va crescendo soprattutto l’allarme di sindaci e amministratori sulla prima delle emergenze che l’attuazione del Recovery presenta: la mancanza di personale (la Toscana ad esempio ne chiede di più per la sanità).

L’allarme è altissimo al Sud: i sindaci guidati da Gaetano Manfredi chiedono una cabina di regia ad hoc per le città del Mezzogiorno. “Il governo non è insensibile” alle preoccupazioni, assicura il ministro Mara Carfagna. Dopo il bando indetto da Renato Brunetta per assumere 2800 tecnici ed esperti, che ha selezionato 800 profili, è stato pubblicato un secondo bando nei giorni scorsi.

Ed è stato anche creato un fondo per i piccoli comuni sotto i 30mila abitanti, le province e le città del Sud per dotarsi di un parco progetti per accedere ai fondi del Pnrr. Un tema cruciale, anche per favorire l’occupazione delle donne, è ad esempio quello delle strutture per garantire il tempo pieno a scuola. Il che vuol dire costruire edifici adatti e palestre. Ma spesso i comuni del Mezzogiorno non hanno le competenze per farlo.

Ecco perché Draghi la scorsa settimana ha annunciato che il governo chiamerà “grandi architetti” per creare un “formato standard” per la costruzione delle scuole, che i comuni potranno usare tagliando i tempi di realizzazione. 

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