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[Lo scenario] Uno scudo da 500 miliardi. Ecco il piano della Bce per fermare lo spread

«La banca centrale è pronta ad agire contro i rischi di frammentazione». A dirlo è la presidente della Bce, Christine Lagarde, che conferma l’avviamento dei lavori per la costruzione dello scudo anti-spread. Lo ha annunciato nel corso di un’audizione al Parlamento Europeo.

«Il 15 giugno abbiamo deciso di applicare la flessibilità nel reinvestimento dei titoli in scadenza nel portafoglio Pepp, al fine di preservare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, condizione essenziale affinché la Bce possa adempiere al mandato di stabilità dei prezzi», ha detto Lagarde. Inoltre, quanto allo scudo anti-spread, «abbiamo deciso di incaricare i comitati competenti dell’Eurosistema, insieme ai servizi della Bce, di accelerare il completamento della progettazione di un nuovo strumento da sottoporre all’esame del consiglio direttivo».

Uno scudo da 500 miliardi di euro

Queste decisioni, ha proseguito, «confermano i precedenti impegni ad adeguare tutti gli strumenti previsti dal mandato, incorporando la flessibilità se giustificata, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi all’obiettivo del 2% nel medio termine». 

A quanto risulta lo scudo potrebbe valere 500 miliardi e dovrebbe arrivare entro   il 27 giugno, quando si terrà il Forum della Banca centrale europea di Sintra, in Portogallo. A svelare i particolari dell’iniziativa è l’agenzia Bloomberg. In base alle indiscrezioni il nuovo scudo opererà in base al principio dei saldi invariati, poiché un piano di acquisti diretti infiammerebbe ancora di più un’inflazione. In concreto la Bce venderà titoli dei Paesi più forti per acquistare quelli dei periferici in difficoltà. Tradotto, la Bce venderà Bund e comprerà Btp. Una scelta che ha immediatamente scatenato la reazione dei mercati: lo spread, che era arrivato a 250 punti, è tornato indietro a quota 190. 

Difendere la moneta

La riduzione non è tanto il frutto di un calo del rendimento del Btp rimasto comunque intorno a quota 3,7%% quanto del fatto che il Bund è passato da 1,64 a 1.85%, per poi stabilizzarsi a 1,72%. Un passo avanti decisivo verso la trasformazione della Bce in una banca centrale tradizionale il cui compito non è solo la stabilità dei prezzi ma anche la difesa della moneta. Tradotto, il solidissimo debito tedesco si fa carico sul mercato della solvibilità di quello italiano. Per Lagarde «l’attuale contesto inflazionistico, con valori ben al di sopra del nostro obiettivo, rappresenta chiaramente una sfida». 

Quantitative Easing addio

Perciò, ha ricordato il consiglio direttivo della Bce ha deciso di chiudere il Qe (Quantitative Easing) da inizio luglio, di alzare i tassi di 25 punti base a luglio e, se la stima sull’inflazione non cambia in misura significativa, di un importo maggiore a settembre. Poi ci saranno ulteriori aumenti «graduali ma sostenuti».

«L’aggressione ingiustificata della Russia all’Ucraina sta colpendo duramente l’economia dell’area dell’euro e le prospettive sono ancora circondate da una forte incertezza. Ma ci sono le condizioni perché l’economia continui a crescere e si riprenda ulteriormente nel medio termine», ha aggiunto Lagarde. «La politica fiscale sta contribuendo ad attutire l’impatto della guerra e i governi sono intervenuti per rallentare l’inflazione energetica». 

È probabile che i mercati concedano alla Bce il beneficio del dubbio nei prossimi mesi, soprattutto in considerazione dei solidi risultati ottenuti nella difesa dei paesi periferici. «A lungo termine, l’aumento dei tassi e la pressione al rialzo sui Bund suggeriscono che i mercati potrebbero colpire nuovamente la periferia», ha avvertito il team strategie di credito globale del Fondo Algebris. «La Bce dovrà, di conseguenza, fornire presto maggiori dettagli, per evitare che i mercati sfidino nuovamente la sua linea».

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