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[Lo scenario] L’impatto dello spread farà pagare 19 miliardi in più alle finanze pubbliche

Il lavoro dei tecnici del Tesoro, in questi ultimi anni di tassi zero e Qe della Bce per allungare le scadenze dei titoli, limiterà l’impatto sulle finanze pubbliche della crescita della curva dei rendimenti. Tuttavia nel 2023-2025, il conto per rifinanziare uno dei debiti più grandi al mondo, sarà comunque più salato di oltre 19 miliardi di euro se il differenziale sarà stabilmente più alto di 100 punti. Un aumento peraltro che risente non solo delle fibrillazioni del nostro paese ma del generale aumento dei rendimenti in tutto il mondo al quale nemmeno la Bce si è potuta sottrarre, alzando i tassi di 50 punti base e prevedendo nuovi rialzi per i prossimi mesi.

L’inflazione continua infatti a mordere e sebbene una crescita dei tassi comporti costi più alti per l’Erario e per famiglie e imprese la normalizzazione della politica monetaria e il raffreddamento dei prezzi sono ora gli obiettivi da centrare. Sul mercato secondario i rendimenti del decennale italiano viaggiano sul 3,6% mentre nell’ultima asta di fine giugno il decennale è stato prezzato al 3,47% 8 ai massimi degli ultimi otto anni). La stima sull’impatto per le finanze italiane è basata sullo scenario tracciato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio e presentato lo scorso aprile, il quale ipotizza un aumento “permanente di 100 punti base sulla curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani a partire dal 2023.

I risultati mostrano che, in questo scenario, si registrerebbe un incremento del livello degli interessi passivi rispetto allo scenario base di circa 2,5 miliardi nel 2023, 6,7 miliardi nel 2024 e 10,1 miliardi nel 2025. In rapporto al Pil, l’aumento della spesa per interessi, rilevano gli esperti dell’Upb, sarebbe pari allo 0,13 per cento nel primo anno (2023), 0,33 per cento nel secondo anno e 0,48 per cento nel terzo anno. Un impatto quindi distribuito “gradualmente nel tempo” grazie alla politica del Tesoro che negli ultimi anni ha allungato le scadenze sui titoli di Stato.

Alla fine dello scorso anno infatti la vita media del debito delle amministrazioni pubbliche si è allungata a 7,6 anni, proseguendo la risalita dal valore di 7,2 a fine 2018. Va poi detto che per l’anno in corso le emissioni lorde dei titoli di Stato sono stimate in 449 miliardi, un ammontare inferiore rispetto a quello del 2021. Un elemento quindi ulteriore per limitare l’effetto negativo della normalizzazione della politica della Bce e del rialzo dei rendimenti. 

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