Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

L’Europa povera di tecnologia e innovazione. Soltanto quattro delle prime 50 aziende tech del mondo sono europee e il gap si allarga ogni giorno | L’analisi di Riccardo Luna

“La testa del commissario francese Thierry Breton è la seconda a cadere nella rivoluzione europea annunciata dal Rapporto sulla Competitività di Mario Draghi”.

Lo scrive Riccardo Luna sulla Stampa ricordando che “la prima era stata quella della commissaria danese Margrethe Vestager, il cui governo aveva deciso di non ripresentarla, dopo due mandati (un decennio), visti i pessimi risultati del suo partito alle elezioni.

Breton e Vestager sono stati gli alfieri della politica digitale europea, quella da cui sono scaturite leggi fondamentali come il Gdpr (privacy), il Dsa e il Dma (piattaforme social) e da ultimo l’AI Act; oltre una raffica di procedimenti di infrazione per abusi vari a carico delle grandi aziende tecnologiche americane.

Assieme hanno governato e assieme sono caduti sotto la raffica di durissime accuse pronunciate il 9 settembre da Mario Draghi in occasione della presentazione a Bruxelles della relazione sulle competitività europea.

Con chi ce l’aveva quando diceva che «ci dichiariamo favorevoli all’innovazione, ma continuiamo ad aggiungere oneri regolatori sulle imprese europee, particolarmente pesanti per quelle piccole e medie, e dannosi per chi opera nel digitale»?

Con Breton e la Vestager.

Chiariamo: le critiche di Draghi non sono infondate: la produttività in Europa – sottolinea Luna – è drammaticamente indietro ed il ritardo rispetto agli Stati Uniti si è accumulato proprio su tecnologia e innovazione.

Un dato: soltanto quattro delle prime 50 aziende tech del mondo sono europee e il gap si allarga ogni giorno e sulle Da tecnologie emergenti, è ancora maggiore.

Ma è colpa delle regole?

Le regole sono un bersaglio facile.

Come dice anche il Rapporto Draghi, abbiamo iniziato a perdere questa partita quando si è innescata la prima rivoluzione di Internet, negli anni ‘90 e non l’abbiamo capita, non ci abbiamo creduto, e abbiamo lasciato che tutte le aziende più importanti nascessero negli Stati Uniti.

Il nostro problema non è aver fatto delle norme per mettere un argine alle prepotenze della Silicon Valley e difendere i diritti violati di tutti noi; il problema è non aver fatto abbastanza per creare un unico grande mercato europeo in cui le nostre startup potessero crescere.

Possiamo ancora farcela – conclude – ma senza rinunciare ai diritti delle persone”.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.