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[Il reportage] Emergenza energetica, viaggio nell’Italia che chiude

Il nostro Osservatorio inizia da oggi un viaggio nell’Italia che chiude a causa dell’emergenza energetica.

Imprese piccole e medie, hotel, bar, ristoranti, supermercati. Artigiani. Un viaggio doloroso che serve però a offrire consapevolezza ai decisori pubblici sulle contromisure urgenti da intraprendere.

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Addio a 5 hotel nel Salento leader del turismo

Bollette di luce e gas passate in un anno da 100 mila euro a 600 mila euro al mese. Costi insostenibili che hanno spinto il gruppo Caroli a chiudere tutti e 5 gli hotel in Salento che offrono circa mille posti letto.

Da ieri gli hotel Terminal e Villa La Meridiana di Santa Maria di Leuca e Le Sirene, Joli Park Hotel e Club Bellavista di Gallipoli non accettano più prenotazioni ma si limitano solo ad accogliere turisti e convegnisti ai quali è già stato confermato il booking. A rischio ci sono 275 dipendenti, per i quali è stata chiesta la Cassa integrazione.

La causa sono gli “spropositati ed insostenibili costi, che hanno eroso totalmente i margini di profitto – spiega Attilio Caputo, direttore generale delle strutture alberghiere salentine operative dal 1966 -, e che rendono impossibile garantire il prosieguo dell’attività pur ricorrendo alle opportunità offerte dal sistema creditizio ed all’implementazione di impianti fotovoltaici, la cui installazione non è stata ancora autorizzata”. Caputo aggiunge di aver comunicato l’imminente chiusura alla Prefettura di Lecce e si dice “rammaricato del disservizio che creeremo ad ospiti, partner e fornitori”.

“Ringrazio i nostri collaboratori, che saranno, ahimè, i primi ad essere penalizzati dalla situazione, e mi auguro – sottolinea – che un ritorno alla normalità possa far ricreare le condizioni per una riapertura. La Germania – rileva con rammarico l’albergatore – ha varato subito un piano di aiuti da 200 miliardi per aziende e famiglia, in Italia si è fatto poco”.

A confermare la situazione drammatica in cui si trovano gli hotel del Salento, ma anche dell’Italia intera, è Giancarlo De Venuto, presidente di AssoHotel Lecce. “E’ a rischio chiusura – denuncia – l’80% delle strutture ricettive sia in Salento sia in Italia con una perdita di posti di lavoro pari ad un dipendente ogni
tre camere”.

De Venuto spiega che nel 2021 su una camera venduta a 100 euro (Iva esclusa) l’albergatore sosteneva un costo di 8 euro al giorno per l’energia. Oggi i costi energetici sono lievitati a 24 euro al giorno a camera, oltre alle spese per lavanderia e ristorazione. E quando la stagione cala, i costi diventano davvero insostenibili e si deve chiudere.

“Invoco – dice – politiche incisive non metodi palliativi per evitare che altre imprese alberghiere gettino la spugna. Bisogna reagire immediatamente, calmierare i prezzi in maniera sensibile per evitare il rischio di avere i turisti ma non avere le imprese dove accoglierli”.

Bolletta da 6 mila euro uccide piccolo supermercato

Seimila euro al mese solo per la bolletta per l’elettricità. Poi, vanno aggiunte tutte le altre utenze e le spese per i costi di gestione. Troppo per un piccolo supermercato di paese che si arrende: chiude, lasciando a casa anche due commesse, pur essendo l’unico di una zona che serve oltre 4mila persone. Accade in Romagna, a San Giorgio, frazione di Cesena, dove da domani per i residenti non sarà un problema da poco fare la spesa di tutti i giorni.

La causa principale della chiusura dell’attività economica, spiega senza mezzi termini la proprietà, è il proprio caro bollette. Quei seimila euro al mese non sono più sostenibili. In pratica già da tempo il punto vendita apriva ogni mattina con un grosso passivo che è poi cresciuto di ora in ora e che non è stato compensato dagli incassi. Da qui la decisione, sofferta ma inevitabile spiegano i proprietari, dato che i conti erano in passivo da tempo, di abbassare definitivamente la saracinesca.
Restano oltre tutto senza lavoro le due commesse del punto vendita. E questo significa che due famiglie perdono uno stipendio.

E grossi problemi ci saranno per chi deve trovare un altro negozio in cui rifornirsi del necessario: San Giorgio ha circa duemila residenti, ma con gli abitati limitrofi si arriva a oltre quattromila persone. Una popolazione tra l’altro mediamente anziana, per cui molti non hanno la possibilità di spostarsi autonomamente. Se non ci saranno soluzioni, solo l’aiuto dei familiari e dei vicini automuniti permetterà di riempire la borsa della spesa.

Quello di Cesena non è un caso isolato. Qualche settimana fa anche un altro negozio di generi alimentari ha lanciato l’Sos per il rischio chiusura a Longastrino, paese tra i Comuni di Alfonsine (Ravenna) e Argenta (Ferrara), unico punto vendita di generi alimentari della zona. Una frazione di duemila abitanti che dovrà arrangiarsi – e spostarsi di chilometri – per comprare latte, pane e pasta. In altre zone d’Italia pure altri piccoli esercenti hanno alzato bandiera bianca, da pasticcerie a panifici.
Il caro bollette per loro è insostenibile.

Chiude storico bar a Isola delle Femmine

Lo storico bar Gran Caffè a Isola delle Femmine (Pa), pubblica le bollette su Facebook e annuncia la chiusura dal 3 ottobre: salasso di 30mila euro in due mesi.
I costi di gestione sono diventati insostenibili per i gestori. Non si tratta certo di un addio, ma solo di una sospensione temporanea in attesa di riuscire a migliorare i costi energetici, in un momento critico per il costo dell’energia, dicono.

“Gentili clienti purtroppo ci troviamo a dover comunicarvi una decisione che abbiamo sperato fino alla fine di non dovervi mai dare – scrive il titolare del bar – tuttavia, nonostante il nostro impegno e il vostro sostegno quotidiano ci troviamo obbligati a chiudere temporaneamente la nostra attività a causa degli
aumenti sulle utenze, che hanno coinvolto tutti i cittadini e tutte le attività del nostro paese. Da lunedì 3 ottobre saremo chiusi”.

‘Lockdown energetico’

La scritta ‘Lockdown energetico’ davanti alla porta d’ingresso e il disegno di una lampadina. Con queste parole lo staff dei Due Magi, locale diffuso aperto nel 2018 nel centro dell’Aquila dagli imprenditori Marco Carosone e Giuseppe Cipollone, giustificano lo stop immediato alle attività per abbattere le spese dei mesi invernali.
‘Arrivederci a primavera’ si legge anche sui volantini affissi per pubblicizzare l’iniziativa.

“Siamo chiusi per un po’ di mesi, a meno che Giorgia non tiri fuori la bacchetta magica”, spiega Carosone che non nasconde la propria preoccupazione.

Quello dei Due Magi costituisce solo un esempio di attività nel centro storico a fare i conti con i rincari sulle bollette e sulle materie prime. Alcuni locali scelgono ora, infatti, di fermarsi ancora prima di accendere i riscaldamenti.

A parlare di grandi difficoltà in tal senso è stato Daniele Stratta, presidente provinciale della Fipe Confcommercio parlando del possibile stop immediato di cinque attività, inclusa quella dei Due Magi. “Alcune di queste, peraltro, potrebbero non riaprire più”, ha detto Stratta.

Da parte della Fipe Confcommercio è arrivato un appello al Comune dell’Aquila.
Le associazioni di categoria sono in attesa di una risposta per avere il potenziamento dei crediti, anche per scongiurare il rischio usura per chi si trova ad affrontare delle cifre da pagare nel giro di pochi giorni.

A Sciacca chiudono due pizzerie storiche

Due storiche pizzerie di Sciacca (Agrigento), ‘Conte Luna’ e ‘In Pausa’, hanno deciso di abbassare le loro saracinesche, alzando di fatto bandiera bianca contro l’aumento vertiginoso del costo dell’energia elettrica e del gas.

“Non possiamo più lavorare per pagare bollette già aumentate di oltre il 300%, sapendo che a breve ci saranno ulteriori rincari”, dice Mirella Lombardo, titolare della pizzeria ‘Conte Luna’.

“Dopo 43 anni di attività – aggiunge – non solo non riusciamo più a sostenere questa situazione, ma non possiamo nemmeno permetterci di aumentare ulteriormente i prezzi di vendita dei nostri prodotti. L’ultima volta lo abbiamo fatto lo scorso mese di gennaio, ma anche i nostri clienti hanno le loro bollette da pagare”.

“A luglio del 2021 – dice ancora Mirella Lombardo – di corrente elettrica avevamo pagato 1.635 euro, quest’anno siamo saliti a 4.500. Ad agosto situazione nettamente peggiorata: da 2.000 euro di bolletta dello scorso anno siamo saliti a 6.300 euro. Per il mese di settembre ci aspettiamo un altro salasso, ecco perché è giunto il momento di dire basta”.

“La situazione è precipitata in pochi mesi”, dice Giuseppe Termine, proprietario di una catena di attività commerciali del settore agroalimentare, tra cui la pizzeria ristorante ‘In Pausa’, che si è visto costretto a chiudere. Esercizio all’interno del quale lavoravano 9 persone.

“Al momento – dice – sono riuscito a distribuire questi dipendenti nelle altre mie attività, ma non so per quanto tempo potrò andare avanti, se non arrivano ristori immediati dovrò continuare a chiudere”.

Giuseppe Termine sottolinea inoltre che il caro bollette ha rappresentato solo la mazzata finale. “Dopo l’aumento del gasolio, nei mesi scorsi, lo stesso settore dei trasporti ha generato rincari spaventosi sulle stesse materie prime, dalla farina ai latticini”, conclude.

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