Lo sviluppo del nuovo nucleare in Italia – installando fino a 20 impianti Small Modular Reactor (SMR)/Advanced Modular Reactor (Amr) che possano soddisfare circa il 10% della domanda elettrica al 2050 – può abilitare un impatto economico complessivo per il Paese superiore a 50 miliardi di euro (circa 2,5% del Pil italiano del 2023) attivando fino a 117.000 occupati diretti, indiretti e indotti dal 2030-35 al 2050.
È quanto emerge dallo studio ‘Il nuovo nucleare in Italia per i cittadini e le imprese: il ruolo per la decarbonizzazione, la sicurezza energetica e la competitività’, realizzato da Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group e anticipato al Forum di Cernobbio.
“Il nuovo nucleare non è soltanto una risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica al 2050, ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese, contribuendo a massimizzare la competitività di tutto il sistema.
Lo studio condotto dimostra i benefici attivabili dal nuovo nucleare, un settore strategico dove l’Italia ha l’occasione di essere protagonista, se da subito viene definito un piano industriale di medio-lungo periodo per garantire un futuro energetico stabile, sicuro e competitivo per il nostro Paese”, ha commentato Nicola Monti, amministratore delegato di Edison.
“Edison ha già mosso alcuni passi concreti per essere pronta, qualora si creassero le condizioni.
Siamo parte della Piattaforma Nazionale per un nucleare sostenibile, voluta dal Mase, e attraverso la sottoscrizione di molteplici intese siamo impegnati con i nostri partner a sviluppare le competenze necessarie e a individuare le soluzioni appropriate per l’adozione delle nuove tecnologie nucleari a beneficio degli obiettivi di decarbonizzazione e di sostenibilità economica e sociale per il sistema-Paese”, ha aggiunto Monti.