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IA, rischiamo cattedrali nel deserto | L’analisi di Maximo Ibarra, Ceo di Engineering

Senza infrastrutture adatte – moderne, manutenute – anche le enormi potenzialità dell’Intelligenza artificiale potrebbero finire ad essere “cattedrali (virtuali) nel Deserto”.

È il senso del monito del ceo di Engineering, Maximo Ibarra, raggiunto dall’AdnKronos a margine del G7 Industria.

L’Ad è reduce dalla prima sessione della ministeriale dedicata allo sviluppo digitale, in cui sono stati illustrati alcuni dei progetti – tra cui quello di Engineering, unica italiana – selezionati nell’amplissima rosa di quelli presentati per l’AI Hub per lo sviluppo sostenibile per l’Africa.

Una sessione ”molto interessante e soprattutto molto pragmatica”, la definisce Ibarra spiegando che “abbiamo parlato di quale contributo possono dare i Paesi del G7 per creare sviluppo sostenibile in Africa, di infrastrutture e di cosa si può fare su quel versante, si è parlato anche di formazione”, riassume Ibarra, segnalando una presenza ”importante” di alcune startup africane.

Le soluzioni proposte dall’azienda sono sostanzialmente due: una centrata in ambito sanitario che sfrutta l’IA per innovare i processi diagnostici, l’altra invece che punta a mitigare la criticità – ormai urgente – della dispersione idrico.

Per i ‘laici’, questa seconda soluzione si può riassumere come un algoritmo anti-spreco.

In termini più tecnici, si tratta ”un’infrastruttura di data management – un algoritmo di intelligenza artificiale – che ha la capacità di equipaggiare la struttura idrica con dei sensori.

Le informazioni che poi vengono ‘catturate’ alimentano una piattaforma dati, e l’algoritmo all’interno di questa piattaforma riesce a capire in anticipo i problemi”, spiega Ibarra.

Resta una incognita, e cioè che le infrastrutture – come ad esempio gli acquedotti – sono vecchi o tenuti male, rischiano che questo algoritmo si tramuti in una Cattedrale nel Deserto, ancorché appunto virtuale: ”Sì – risponde l’Ad – per questo bisogna lavorare in parallelo, rinnovando le strutture da un punto di vista del pipeline.

Ma soprattutto vanno gestite in maniera più chirurgica e in una logica di manutenzione predittiva.

È inutile ricostruire tutta l’infrastruttura, ci vorrebbe moltissimo; va bene cominciare a rinnovare e intanto fare manutenzione predittiva di quella esistente per gestire quello che serve nel breve termine e continuare a lavorare nel medio-lungo.

Sono due cose che vanno fatte insieme”.

Quindi ”servono investimenti sia sull’infrastruttura in sé sia per la gestione di quella attuale per fare manutenzione subito laddove necessario senza andare a tentoni cercando di capire quale potrebbe essere il problema”, conclude Ibarra.

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