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Federico Fubini (vice direttore Corriere): «Ecco cosa si nasconde dietro la crisi di governo»

“Il tratto più rivelatore di questa strana crisi di governo non riguarda ciò di cui i politici parlano. Non ha niente a che fare con le formule di alleanze possibili, i giochi di posizione e la caccia ai voti in Parlamento. Riguarda ciò che i politici tacciono. Quello che non dicono in questa crisi di governo”.

Lo sostiene Federico Fubini, vice direttore del Corriere della Sera.

“Perché – scrive – resta sepolta sotto quei sette materassi, nel complesso, l’intera agenda economica dell’Italia e non solo quella dei prossimi mesi”.

“Il silenzio più rumoroso riguarda la questione stessa sulla quale la crisi si è innescata. In termini formali, riguarda il capitolo tre della bozza del piano nazionale su Next Generation EU: quello sulla cosiddetta «governance» o, più brutalmente, il luogo in cui risiede il potere di distribuire e controllare i 209 miliardi del Recovery fund. Quel capitolo tre del piano italiano resta vuoto”.

“Lo stesso Giuseppe Conte – prosegue Fubini – ha continuato a osservare in proposito uno scrupoloso silenzio, quando la scorsa settimana ha chiesto alle Camere la fiducia per il suo governo cercando di delinearne un orizzonte”.

“L’omissione non poteva passare inosservata né a Bruxelles, né al Quirinale. Il silenzio di Conte ora fa sospettare che su questo snodo nevralgico non esista alcun accordo – neanche in una maggioranza in qualche modo ristrutturata – e che il presidente del Consiglio continui a pensare di poter gestire il Recovery fund in prima persona”.

“Ma, se vuole i soldi del Recovery, ora il governo dovrà spiegare come pensa di far scendere il debito nei prossimi anni. E qui veniamo all’altro grande silenzio di questa strana crisi”.

“Oggi i ministri Roberto Gualtieri (Economia, Pd), Nunzia Catalfo (Lavoro, M5S) e Stefano Patuanelli (Sviluppo, M5S) dovrebbero incontrarsi riservatamente per provare a sbrogliare un altro nodo: il blocco dei licenziamenti va prolungato oltre il 31 marzo?”.

“La risposta razionale sarebbe riservare il blocco dei licenziamenti e i sussidi straordinari solo alla parte davvero sofferente dell’economia. Ma c’è ben poco di razionale in questa strana crisi in cui – lontano dai riflettori – l’assalto alla diligenza di quei 32 miliardi di denaro pubblico da spendere continua anche con il governo sull’orlo del precipizio”.

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