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La metamorfosi di un Paese | L’analisi di Aldo Cazzullo

Aldo Cazzullo firma l’editoriale del Corriere della Sera sulle elezioni francesi: “Oltralpe – scrive – la metamorfosi della destra è stata più lenta che in Italia perché la Francia è una democrazia più antica e uno Stato più antico ancora, in cui la pregiudiziale antifascista ha radici più profonde. Ma la metamorfosi è comunque avvenuta. Il tabù è infranto. Il cordone sanitario che per decenni ha tenuto il Front (ora Rassemblement) National fuori dal potere e dal sistema ha ceduto. Certo, l’estrema destra ha versato parecchia acqua nel suo vino, o meglio nel suo sidro.

Resta il fatto che per mezza Francia il clan Le Pen al potere è uno choc. Se domenica prossima dovesse avere la maggioranza assoluta, ci saranno ripercussioni. Nelle banlieues e sui mercati, nelle periferie abitate dagli immigrati di seconda e terza generazione — che non hanno votato o hanno votato a sinistra—e nelle agenzie di rating, che hanno già declassato l’enorme debito pubblico francese, in cifra assoluta il più alto d’Europa (ma l’Italia batte la Francia come debito pro capite).

E già – prosegue Cazzullo- incombe lo spettro della sicurezza dei Giochi olimpici, con la cerimonia «open» lungo la Senna, che sarebbe stata comunque complicata da gestire, figurarsi con un nuovo ministro dell’Interno e le banlieues arrabbiatissime. Se il calcolo di Macron era iniettare alla Francia un vaccino, lasciare che l’estrema destra governasse per tre anni per guarire il Paese dall’infezione, allora la prima parte di quel calcolo ha funzionato alla grande. Il problema è che Macron non voleva questo. Voleva chiarezza. Voleva mettere i francesi di fronte a una scelta ancora più importante rispetto a quella delle Europee. Sperava di ricompattare il proprio campo, quello moderato e riformista, e di dividere gli avversari.

È accaduto il contrario. Il suo campo è imploso, con l’ex primo ministro Edouard Philippe, erede naturale per l’Eliseo, che per non affondare con il presidente l’ha mollato alla vigilia del voto. E gli altri si sono uniti. Ora Macron per salvarsi dovrebbe mettersi nelle mani del Nuovo Fronte popolare, dove sono confluiti i populisti di Mélenchon, i liberalsocialisti di Hollande e gli europeisti di Glucksmann. Ma due sconfitti che si uniscono – conclude – possono anche limitare i danni al secondo turno; non fare un vincitore”.

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