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Siamo di fronte a una guerra senza confini | L’analisi di Antonio Polito

“La sovranità territoriale, uno dei feticci dello Stato-Nazione, è ormai abitualmente violata, ignorata, calpestata”.

Così Antonio Polito sul Corriere della Sera facendo riferimento ai casi in Ucraina e Medio Oriente: “I confini, simbolo di quella sovranità, vengono varcati da carri armati e proiettili d’artiglieria, scavalcati dai raid aerei e dai droni, «bucati» con le scorribande e gli atti di terrorismo.

Il segno del nostro tempo, cominciato nel 2001 con l’attacco di Al Qaeda all’America e proseguito con l’invasione americana dell’Iraq, è la fine di ogni legalità internazionale.

Tutto ciò sta banalizzando la guerra”.

Rispetto ai secoli scorsi, spiega Polito, “alla violazione di sovranità si risponde con minacce, ritorsioni, campagne di terrorismo.

Perfino una vera e propria invasione in grande stile è stata pudicamente chiamata «operazione speciale».

Così la guerra è ovunque, ma «a pezzi»: non si unifica in un conflitto generale tra Stati.

Non è solo ipocrisia: è un modo nuovo e pericoloso di rendere accettabile l’uso della violenza nelle relazioni internazionali.

È come se gli Stati ora si combattessero con quello stesso metodo dei conflitti «asimmetrici» che all’inizio del secolo era sembrata prerogativa dei gruppi terroristici.

In fin dei conti Israele è in guerra con due organizzazioni, per dir così, non governative, come Hamas ed Hezbollah.

In territorio russo combattono dei sedicenti «partigiani russi» filo-ucraini.

E quando Mosca ha subito un attentato dell’Isis, ne ha ritorto la colpa sull’avversario in Ucraina.

Distinguere tra guerra e terrorismo è così sempre più difficile.

L’ambiguità in cui vive l’Europa è la migliore testimonianza di questa trasformazione.

Da un lato, è l’area del mondo che più ha saputo apprendere le lezioni del suo sanguinoso passato, risolvendo il problema dell’indebolimento delle frontiere con il loro progressivo dissolvimento.

Così oggi è il regno della legalità, l’apoteosi dello stato di diritto, il luogo dove si decide o per consenso o per sentenze, mai con la forza.

Ma, d’altra parte, l’Europa è disarmata.

Non ha i mezzi, le forze, il coordinamento per potersi un giorno difendere da sola senza l’aiuto americano.

Che, finché c’è, ci toglie le castagne dal fuoco; ma se un giorno finisse—e finirà prima o poi—ci lascerà da soli alle prese con la difesa dei confini esterni, quelli che – conclude – condividiamo con l’Ucraina”.

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