Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

[L’intervista] «Economia, diritto, etica e responsabilità. Vi spieghiamo chi è Giuseppe Conte»

Giuseppe Conte Il carattere di una politica

Un libro uscito e subito esaurito, una narrazione che va oltre la semplice biografia e diventa una lettura che aiuta a comprendere la politica dei nostri tempi, un ritratto non agiografico, ma preciso e reale, che si basa su una ricca documentazione e si concentra sui tratti personali e il pensiero di un imprevedibile protagonista dell’Italia e dell’Europa.

Questo e molto altro è ciò che caratterizza il libro “Giuseppe Conte, il carattere di una politica” edito da ETS e scritto da Rita Bruschi (psicoanalista) e Gregorio De Paola (docente di filosofia e saggista).

Siamo andati ad incontrare i due autori del libro, che non appartengono al mondo politico, ma sono studiosi e cittadini impegnati, e ci hanno raccontato la loro esperienza nel comporre un’opera così particolare.

Il Vostro libro rappresenta certamente un evento nel panorama editoriale. Com’è stato approcciarsi ad una figura come quella di Giuseppe Conte, il quale per gli italiani ha rappresentato, dapprima, l’immagine di un tecnico che diviene politico assumendo, senza passaggi intermedi, la responsabilità di guidare il Paese, e, poi, il simbolo della gestione dell’emergenza sanitaria?

Si è trattato di un’esperienza molto stimolante, una sfida intellettuale: tentare l’impresa – davanti alla figura di una persona sconosciuta, sia sul piano pubblico che su quello privato – di ricostruirne i connotati caratterizzanti, gli effetti personali, verrebbe da dire, sia nel senso psicologico che teoretico.

D’altro canto, ci è sembrata un’impresa necessaria, alla quale, stante i pochi elementi noti della sua personalità, altri e prima di noi avrebbero dovuto dedicarsi, per capire a quali mani fosse stato affidato il nostro paese. Ma evidentemente al ritratto si preferisce spesso la caricatura.

La struttura portante del nostro lavoro è costituita da tutto il materiale relativo all’esperienza di governo, ma indicazioni fondamentali ci sono venute dall’ultima rilevante pubblicazione di Conte prima di assumere la carica di Presidente del Consiglio, il volume L’impresa responsabile (Giuffrè, Milano 2018), che ci ha fornito una preziosa chiave di interpretazione del suo mondo interno, considerato che al tema della responsabilità sociale d’impresa egli si dedica da più di trent’anni. Esso si colloca esattamente all’incrocio fra economia, diritto ed etica (ma anche filosofia e Weltanschauung, evidentemente) e la responsabilità si è rivelata coerente indicatore di un sistema di pensiero e di valori che Conte a nostro giudizio ha calato nel proprio ruolo di decisore politico.

Nella prima parte del volume, relativa alla persona, tale incrocio è stato letto come il modo peculiare di Conte di elaborare in chiave personale l’eterna questione del rapporto Io/Altri, proiettata su un piano ampio quale può essere il ruolo della quarta carica di uno Stato di 60 milioni di persone, con tutti i problemi che tale Stato ha, beninteso.

Quando si è trattato di gestire l’emergenza sanitaria è risultato evidente – a chiunque accettasse di osservarlo con occhio aperto – che il modo in cui Conte si è assunto la responsabilità di tale gestione attingeva ad un livello di costruzione di sé nutrito anche di uno stile relazionale improntato a realismo, competenza e meticoloso studio dei dossier, riflessività, equilibrio, rispetto, lealtà.

Per costruirne la figura a tutto tondo, vi siete basati principalmente su un numero rilevante di interviste e di interventi di Conte, operando un lavoro di dettaglio su moltissimi documenti. Come vi è venuta questa idea di raccontare Conte cercando di mantenere un equilibrio di per sé oggettivamente complicato, anche tenuto conto dei plurimi equilibri politici in campo?

La necessità di far luce sine ira et studio su questa figura era evidente già dopo il 20 agosto 2019, quando il discorso in Senato alla chiusura del Conte I ha rivelato ai più un Conte insospettato, in termini non solo di coscienza e rigore istituzionale, ma anche di respiro metapolitico.

L’8 novembre 2019 è il giorno della sua visita all’Ilva di Taranto, ed è stato un altro momento rivelatore del suo modo di incarnare il proprio ruolo, in termini di conoscenza, presenza partecipe, responsabilità.

Nei primi giorni di gennaio 2020 è stato distribuito e proiettato in Italia il documentario Herzog incontra Gorbaciov, che ha ispirato il metodo di scrittura, particolarmente nella prima parte, quella sulla persona. Si è cercato proprio di costruire un documentario su pagina, nel senso che gli elementi narrativi ed espressivi, tratti dalla realtà, sono stati sottoposti a scelte di inquadrature e montaggio per costruire un racconto per immagini finalizzato all’interpretazione di quella realtà.

Lo strumento dell’analisi documentaria ci è apparso subito come il più adatto al nostro scopo: ricostruire fedelmente la figura di Conte e in particolare i contenuti valoriali che egli ha portato nella politica italiana. Non c’era altro che rifarsi a quel che ha detto e a quel che ha fatto. Il materiale è vasto, l’abbiamo vagliato e riorganizzato secondo la logica del gioco “Unisci i puntini”: alla fine la figura emerge da sé e si offre alla valutazione individuale, resa – confidiamo – consapevole.

Abbiamo voluto anche un’edizione digitale del libro proprio per permettere al lettore di compiere lo stesso nostro percorso: ogni circostanza è non solo citata ma mostrata, ed è noto quanto il pensiero per immagini sia talora più perspicuo di quello per parole. In un certo senso il libro è un documentario commentato.

L’esperienza di psicoanalista della dott.ssa Bruschi è stata determinante per dare all’opera un taglio tecnico, professionale e al contempo non politico. Quanto è stato difficile far emergere la persona di Giuseppe Conte attraverso le pieghe del personaggio divenuto politico in un tempo assai breve e che, a quel che narravano i sondaggi, ha sempre mantenuto una grossa popolarità anche a dispetto della più importante crisi, dagli ultimi settant’anni a questa parte, che si è trovato a gestire?

Palesemente egli possiede – forse con esiti sorprendenti anche per i 5Stelle che l’hanno proposto per l’incarico – una capacità comunicativa notevole che a nostro parere si fonda soprattutto, come detto sopra, sul suo modo di declinare il rapporto fra l’Io e gli Altri, sia sul piano concettuale, sia interiore, sia nella pratica.

Conte ha uno spiccato senso dell’Io, evidentemente (che gli avrà offerto la base di coraggio necessario a cimentarsi nel premierato), ma sempre consapevole dell’Altro, per naturale capacità empatica, per costruzione mentale, per scelta valoriale.

Specialmente la prima parte del libro cerca di indagare e mettere in luce questa dinamica, stante che l’Io è qui ricoperto di ruolo pubblico e di potere esecutivo, e si è trovato ad agire in condizioni oggettivamente molto complicate. Due governi di coalizione fra l’acqua e l’olio – e Conte si è proposto di cavarne un’emulsione, il massimo ottenibile; un Paese disastrato in un’Europa retta da regole rigide e quanto discutibili – e Conte è riuscito a scongiurare ben due procedure di infrazione; la più grave calamità dal secondo dopoguerra – e Conte ha tenuto il Paese con intelligenza e misura, lungimiranza e dedizione totale (ha “gettato il sangue” come recita un motto pugliese), che gli hanno acquistato indulgenza per gli errori che comunque inevitabilmente ci sono stati. Il suo apprezzamento da parte della popolazione, come anche voi osservate, non ha mai subito significative flessioni.

Si potrebbe dire che Conte propone, comunica col suo modo di essere, una “identificazione articolata” fra sé e gli altri, fra ruolo e persona, fra potere e servizio, fra Istituzione e Paese, in definitiva. E questo viene afferrato trasversalmente, al di là delle differenti convinzioni politiche. Perché chi lo osserva può cogliere un elemento massimamente persuasivo: il suo genuino e profondo convincimento, il trasporto che egli investe nel perseguimento del bene comune, nel valore del dialogo e del confronto, del rispetto e della gentilezza, nel fatto che i risultati seguiranno l’impegno, nell’agire responsabilmente, nel compimento del dovere, nel coraggio, nell’onestà. E con ciò offre una boccata d’aria fresca, pulita, in un mondo come quello della politica, che, ovviamente non tutto, da decenni si sovrappone, o meglio sottopone, al malaffare.

Nella prima parte del volume ci si è proposti di “spiegare” le pieghe del personaggio politico utilizzando, oltre all’osservazione e all’ascolto, strumenti ideativi sussidiari quali metafore, proiezioni, inferenze, ironia, e un altro tipico modo di procedere psicoanalitico: seguire un’immagine, una parola, un’idea, una suggestione e accettare di esserne condotti là dove ancora non si sa.

Le citazioni da parte di Conte di vari autori, spesso espresse in modo estemporaneo, sono state raccolte, intese e commentate come indizi di una trama assimilata e profonda di cui si è cercato di ricostruire i fili, che evidentemente provengono, per così dire, da un dentro e da un prima, rispetto all’esperienza di governo, e plausibilmente vi si riversano.

Ad esempio nel capitolo imperniato sulla responsabilità, tale nozione viene seguita lungo un filo che da Lévinas, toccando Jonas, Kundera e Havel, passa a Dostoevskij, papa Francesco, le Sei Nazioni Irochesi, e giunge infine a Horkheimer e a san Francesco.

Il modo di porgersi, di interagire con gli altri, il comportamento non verbale, le parole e le espressioni più frequentemente utilizzate da Conte sono stati considerati come tracce indicative della consistenza personale costruita negli anni precedenti all’entrata in politica, e si è cercato di metterla in luce in qualche episodio specifico che la mostra “in azione”, per così dire.

E’ una scommessa, certo; ma, data l’abbondanza del materiale e la complessiva tenuta coerente del tutto, compresi i temi affrontati nella seconda parte, dedicata alle idee politiche di Conte, al suo apparato teorico e al modo in cui l’ha applicato nelle varie situazioni attraversate, siamo fiduciosi di averla vinta.

Una riflessione che vale a connotare il libro riguarda il rapporto tra i media italiani e i fatti postisi all’attenzione del pubblico, per come essi sono stati oggetto di narrazione. Siete stati animati sin dall’inizio dall’intento di porre in luce quella che, leggendo il libro, si percepisce come una mistificazione mediatica, ma non solo?

Nel travisare quotidianamente e scientemente i contenuti proposti da Conte e il suo operato, non solo non gli si rende giustizia ma soprattutto si perde la preziosa occasione di valutare, tramite un aperto confronto, quello che egli ha da dire al Paese e all’Europa, come minimo, e quello che ha dato e che ha fatto.

Questo, oltre che irritante e imperdonabile, è dannoso per il Paese, poiché la protratta percezione distorta dei dati oggettivi rende difficile, se non impossibile, individuare le soluzioni appropriate agli immani problemi che l’Italia si trova a fronteggiare.

Il metodo di costruzione del libro e l’articolazione dei contenuti hanno finito per dar luogo a un riferimento da cui qualsiasi successiva riflessione seria su Conte non potrà prescindere. Certamente restano legittime tutte le valutazioni sulla sua figura, ma l’era degli ologrammi, degli ectoplasmi, dei burattini, è stata sospinta alla sua fine.

Quali sono a vostro avviso le ragioni alla base del racconto, ai vostri occhi distorto, operato dai media? 

Le motivazioni sono complesse, come complesso è tutto il rapporto politica/media, che meriterebbe un discorso a parte, discorso che chi ha a cuore le sorti della democrazia e del nostro paese – del mondo, verrebbe da dire – prima o poi dovrà fare. 

Ciò detto, utilissime indicazioni si trovano, ad esempio, in alcuni interventi di osservatori sensibili (come Franco Monaco e Marco Revelli) citati nel libro, i quali rimandano, tra l’altro, a vecchi vizi del giornalismo nostrano e a corposi interessi da difendere con le unghie e coi denti. Parte non piccola riveste anche l’anomalia del M5S, che si vuole non solo sloggiare dal potere, ma possibilmente cancellare, presumendo magari di rimuovere così anche le cause sostanziali del suo successo, tutt’altro che privo di equivoci e debolezze. Si aggiunga che Conte, quando viene improvvisamente proiettato sulla scena politica, è ignoto ai media, che reagiscono trattandolo come un intruso;  è estraneo al blocco di poteri e di interessi di cui il sistema dei media è in grandissima parte espressione; inoltre, per formazione e personalità, egli appare sostanzialmente disinteressato all’uso strumentale dei media. I quali si rivolgono allo spettatore-lettore-consumatore mentre Conte guarda alla persona, considerata in tutta la sua ricchezza umana, certo anche interiore. E, come abbiamo scritto, persino quando prende in considerazione il consumatore, ha in mente il consumatore ‘politicizzato’, in grado cioè di agire responsabilmente.

Ecco dunque che la nozione di ‘responsabilità’ torna come nozione-chiave del suo orizzonte politico, lontana anni-luce dai toni aggressivi e irridenti tipici di gran parte della stampa e della televisione, per non dire dei social.

Questo potrebbe rivelarsi un handicap non da poco se e quando, alla guida di una formazione politica, dovrà confrontarsi e competere con altre forze: si vedrà allora se nel nostro Paese c’è spazio per un linguaggio misurato, capace di fare appello alla ragione, e anche ai sentimenti, perché no, ma ‘positivi’, di solidarietà, di empatia, coscienziosità, serietà.

Nel libro vi chiedete se Giuseppe Conte sia un cittadino prestato alla politica il quale, per caso, si è trovato a gestire una fase particolarmente difficile della nostra storia, o una persona che ha saputo incarnare un modo diverso e innovativo di fare politica. Il nuovo umanesimo su cui il Presidente Conte ha molto insistito può rappresentare l’itinerario da imboccare per un’efficiente ripartenza dell’Italia?

Non solo lo può ma secondo noi lo deve, e non solo per l’Italia. Da tempo e da più parti ormai si parla di nuovo umanesimo come impostazione teorica imprescindibile per definire un orizzonte di progettualità e di senso per la politica.

Nel libro ne viene illustrata la natura di “idea-rizoma”: figli di quella radice sono sia il cristianesimo che il socialismo, che potrebbe esserne considerato un’eresia, se si accetta di misurarsi con un concetto ridefinito di trascendenza che esprima ed indichi una realtà concepita come ulteriore, ma anche consapevolmente rivolta a una solidarietà sociale radicata nel riconoscimento della comune necessità di superare ingiustizia e disuguaglianza, e dunque ben capace di offrire punti di riferimento per riorientare l’agire politico.

Il cristianesimo ha offerto un potente incentivo all’affermazione della dimensione universalistica della dignità umana, come ricorda ad esempio Karl Löwith, quando mette in evidenza che, in unione con lo stoicismo, è l’idea che il cristiano ha di sé quale immagine di Dio a costruire la definizione dell’homo del mondo europeo.

D’altra parte la crisi della democrazia rappresentativa e il rapporto esiziale fra economia e società chiudono il futuro, se il campo politico della sinistra non giunge, come non è giunto, a mettere in discussione il presupposto morale e umano delle economie di mercato.

La denuncia di papa Francesco rispetto all’«economia che uccide», il suo discorso fortemente critico nei confronti di un meccanismo economico autoreferenziale e reso svincolato da ogni necessità morale, possiedono un’incisività veramente universale.

I principi costituzionali, da Conte esplicitamente ricondotti nella formula del ‘nuovo umanesimo’, ne rappresentano ispirazione ideale e fondamento giuridico. Sul piano politico, essi esprimono idee-guida di concreto contrasto – se attuate, naturalmente – a processi valorialmente inaccettabili.

Come è noto, la dignità umana è citata in tre punti specifici della nostra Carta Costituzionale (art. 3 c.1, art. 36 c.1, art. 41 c.2), e l’articolo 4 non soltanto riconosce il lavoro come diritto e dovere di ogni cittadino, ma vincola inoltre lo Stato a promuovere le condizioni che rendano effettivo tale diritto. C’è un accento evidente sulla dimensione sociale della dignità da riconoscere ai cittadini in quanto appartenenti ad una comunità politica. E’ sulla dignità che si misura la crescita sociale.

L’evoluzione del capitalismo sta erodendo diritti e garanzie che Conte riconduce all’interno di un’«etica della vulnerabilità» che tuteli i beni pubblici globali quali i diritti umani fondamentali, la sanità, l’educazione, la sostenibilità, la resilienza sociale.

Senza dimenticare che rifarsi alla Costituzione implica sottolineare il valore del principio di legalità, tanto più importante in un paese come l’Italia, in cui le organizzazioni criminali rappresentano un elemento pericolosamente presente in non pochi settori della società e dell’economia.

La centralità di Umanesimo e Costituzione nel pensiero e nell’azione di Conte gli consente di andare oltre la distinzione di destra e sinistra non per approdare al qualunquismo, ma per la possibilità di sottrarsi in tal modo ad equivoci accumulati negli ultimi trent’anni. Si tratta di un progetto squisitamente di sinistra, che, lasciandosi alle spalle gli enormi problemi susseguenti al crollo del Muro di Berlino e alla fallimentare adesione/conversione della sinistra superstite all’ideologia liberista, prospetta il futuro tornando alla propria fonte più autentica.

In concomitanza con la complicata campagna vaccinale in atto, l’Italia è chiamata ad affrontare il tema della ripartenza; i fondi che Conte ha ottenuto nel corso delle negoziazioni a livello europeo verranno gestiti da altre figure istituzionali. Quale il lascito di Conte al nuovo governo?

Ricordiamo che fin dal 10 aprile 2020 viene incaricato un Comitato di esperti in materia economica e sociale, guidato da Vittorio Colao – oggi Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale nel governo Draghi – che due mesi dopo presenterà a Conte il rapporto Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022”, concepito per mitigare gli effetti della crisi Covid-19 e accelerare la fase di ripresa, ma soprattutto per raggiungere obiettivi di cambiamento profondo e duraturo dell’economia e della società italiana, nell’ottica, citiamo, di «trasformare i costi del rilancio in investimenti per il futuro».

Gli «Stati Generali – Progettiamo il Rilancio» di giugno 2020, con non buona intenzione rappresentati dai media come “una passerella”, sono stati voluti da Conte proprio per impostare l’orizzonte dell’azione di governo e hanno attestato che non basta riformare ma occorre reinventare il Paese, seguendo tre linee di intervento: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Di fatto la missione di fondo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è agganciare e governare i fattori determinanti della crescita del prossimo decennio.

Il Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021 ha approvato la proposta di PNRR che avrebbe costituito la base di discussione per il confronto con il Parlamento, le Istituzioni regionali e locali, le forze economiche e sociali, il Terzo Settore e le reti di cittadinanza, ai fini dell’adozione definitiva del Piano.

Nella Premessa al documento Conte non manca di sottolineare che «nella sua ricca articolazione il Piano ha una strategia chiara: il rafforzamento del capitale umano, naturale e sociale del nostro Paese; un principio cardine nella centralità della persona, con la sua libertà, le sue aspirazioni e la sua dignità che va tutelata sempre, nel mondo del lavoro come nella società; e un orizzonte di lungo periodo, come indicato dal nome stesso del programma Europeo: “la Nuova Generazione” cui dobbiamo guardare perché “Non abbiamo ereditato la Terra dai nostri padri, ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”».

Ribadisce cioè i parametri fondamentali della sua ottica, sensibile e attenta ai principi di eguaglianza e solidarietà, che non può non incidere sulla selezione, consistenza e saldatura fra riforme e investimenti, ad alto moltiplicatore e in grado di produrre occupazione e recupero di produttività, per scuola e ricerca, infrastrutture, crescita del Sud e correzione del livello di arretratezza e di squilibrio territoriale che caratterizza il nostro Paese.

Sarà interessante vedere quanto di questa prospettiva sarà raccolto e attuato dal progetto elaborato dal governo Draghi.

Il Presidente Conte ha ufficializzato la discesa in campo alla guida dei 5Stelle. Alla luce dell’analisi da voi compiuta, quali potranno essere gli elementi di novità che, con la guida Conte, contraddistingueranno il Movimento nel futuro?

Alcuni sono già stati messi in luce nel suo intervento all’Assemblea dei 5Stelle il 1° aprile 2021, altri potranno consistere in accentuazioni di orientamenti e contenuti già presenti, ma ora intenzionalmente collocati su un orizzonte più ampio e ambizioso.

La guida Conte non sorvolerà sui residui dell’esasperazione civica che ha costituito la fonte e lo sbocco insieme del Movimento 5Stelle, se, da parte di chi vi assumerà ruoli identificativi, venissero ancora espressi in termini violenti, e perciò distruttivi, anziché responsabili e costruttivi. Il suo richiamo all’uso di un linguaggio sorvegliato, a causa della «potenza trasformativa della parola», la consapevolezza che la politica deve cercare «la profondità di pensiero», il confronto rispettoso delle opinioni altrui, e contribuire, «con le parole giuste», ad arricchire l’esperienza culturale dell’intera comunità, è al riguardo inequivocabile.

Peraltro il quadro dei principi e dei valori dell’agire politico sarà quello già privilegiato da parte di chi si è riconosciuto nel Movimento, ma depurato da ambiguità e sbandamenti, e delineato con maggiore nettezza: tensione morale, onestà, coraggio, leale collaborazione, affidabilità, costante determinazione, sano pragmatismo, inclusività, in un orizzonte di democrazia, intesa come compimento dei diritti umani e di ogni utopia sociale, sia nella declinazione rappresentativa sia diretta e digitale – riconoscere a ciascuno un potere sul potere -, alla quale si applichi però consapevole e attenta vigilanza sui procedimenti tecnologici che la rendono possibile.

La valorizzazione della cittadinanza attiva sarà ampia, poiché la portata della sfida – «un’agenda politica profondamente intrisa di una cultura integralmente ecologica e di giustizia sociale» – è tale da non poter essere affrontata se non chiamando il neo-Movimento a indicare una rotta con cui tutte le forze politiche e le migliori energie civili e culturali dovranno misurarsi, proiettandolo inoltre su un piano non solo interno, ma anche europeo e internazionale.

Conte prefigura un laboratorio di idee e progetti volti a realizzare un nuovo modello di sviluppo che declini la transizione energetica e digitale secondo logiche e strategie mirate a ridurre le tante diseguaglianze, un modello di «economia eco-sociale di mercato»,che non si fermi più a contemplare esclusivamente degli indici economico-finanziari, di crescita della produttività, ma abbracci una nozione più ampia, più incisiva e comprensiva di «prosperità».

Profondità di pensiero e principi valoriali ben saldi dovranno quindi concorrere alla costituzione di una soggettività politica critica del modo di produzione capitalistico nella sua configurazione neoliberista e globalizzata, che condanna il genere umano a vivere in modo sempre più distruttivo nei confronti della natura e di se stesso. Un tale passaggio richiede un cambiamento culturale consistente nel dare valore non al consumo di merci, energia e territorio, ma alla sicurezza di una vita garantita nei suoi bisogni di base e ricca di possibilità di relazioni umane.

La sfida è complessa e affascinante, come egli stesso consapevolmente la definisce – tanto più in quanto si colloca sull’impegnativo snodo ‘forma-partito/ progetto/ organizzazione’, cioè soggetto collettivo/ azione ideale/ peso istituzionale -; per vincerla occorreranno il favore delle migliori risorse disponibili e il contagio positivo dell’esempio dato da Conte nei suoi anni di governo: «le maniche della camicia sempre ben arrotolate», con sue parole, perché in politica, come nella vita, non ci sono bacchette magiche ma piuttosto responsabilità volontariamente assunte.

Il vostro dichiararvi estranei a movimenti e partiti, semplici cittadini animati da un agire neutro e capace di compiere un’analisi precisa, rappresenta una forma di impegno, alto, a servizio della collettività e del relativo diritto ad essere informata. Ne avete fatto un punto di orgoglio; a vostro avviso l’impegno profuso nel volume può costituire un modo di contribuire ai bisogni del Paese?

Abbiamo scritto che il libro rappresenta un’operazione di rispetto nei confronti di Giuseppe Conte, e questa intenzione c’è senz’altro. Ma possiamo aggiungere che si tratta anche di rispetto dovuto agli italiani che non possono accontentarsi di versioni predigerite dei fatti, i quali vengono restituiti dai cosiddetti organi di informazione in modo smaccatamente distorto.

Un solo esempio, non tratto dal libro: a lungo in seguito si è ripetuto e commentato il voto di fiducia in extremis al Conte II da parte del senatore Ciampolillo il 19 gennaio 2021, mentre si è ben evitato di ripetere e commentare la presenza in Senato quel giorno di Liliana Segre, presenza volontaria, da un punto di vista sanitario rischiosa, con un preciso e altissimo significato morale oltre che politico, che i media si guardano bene dal ricordare. Ciampolillo sì, Segre no: tale formula ben riassume la capacità dei media di selezionare le informazioni e orientare la memoria collettiva.

Se si conviene che un bisogno del Paese è la tutela del diritto ad una informazione equanime, pensiamo di poterci permettere di dire, senza enfasi, che il nostro impegno vi ha contribuito.

In pochi giorni il vostro libro è andato esaurito ed è già in ristampa. Vi aspettavate questo interesse? State pensando ad altri personaggi istituzionali da approcciare con la stessa metodologia analitica e, magari, con lo stesso risultato editoriale?  

In un certo senso nutrivamo al riguardo un ragionevole auspicio. La figura di Conte è di per sé interessante, sotto molti profili.

Non solo si tratta di un cittadino, un esponente della società civile, “catapultato” in un ruolo apicale, ma soprattutto di una persona che in tale ruolo ha dimostrato di sapersi ben muovere, avendo presenti gli scopi da concretizzare e i percorsi da compiere per concretizzarli.

A fronte di questo, da parte dei media e del sistema di potere retrostante egli è stato incessantemente circondato da svalutazione, dileggio, ostilità, che non sono mai valse ad intaccarne la personale credibilità agli occhi del “popolo”, di quella cittadinanza dalla quale proviene.

Era plausibile che uno strumento di conoscenza accuratamente costruito, in grado di dare argomenti e riscontri a tale credibilità, incontrasse la domanda di conforto, sia affettivo sia cognitivo, che i sostenitori di Conte, magari istintivi o silenziosi, ma ben capaci di autonomia mentale, custodivano dentro di sé.

D’altra parte il libro può interessare anche coloro che, senza apprezzare particolarmente Conte, o anche appartenendo a differenti posizioni politiche, hanno piacere di ricapitolare, con un taglio originale, un periodo della storia repubblicana che, lo si voglia o no, ha trovato nella sua figura un cardine imprescindibile.

No, non pensiamo di applicare ad altri personaggi istituzionali lo stesso metodo: se Conte è un hapax, in un certo senso, presuntuosamente, anche il libro lo è.

 Semmai, se, deo concedente, ne avremo la forza, perché sarà un altro lavoro enorme, potremo far seguire al resoconto de La persona e Le idee – le due parti di cui si compone il libro – Le cose che Conte ha fatto, molte, importanti, e a rischio di essere misconosciute a causa dei motivi già illustrati sopra.

Il successo editoriale è certo un’incognita, ma rimaniamo convinti che porre almeno le basi di una corretta, e più completa possibile, conoscenza delle azioni di un protagonista singolare della storia d’Italia in una delle sue fasi più problematiche, sia comunque un doveroso atto di giustizia storica.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.