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Partiti italiani senza programmi per le elezioni Europee | Lo scenario di Milano Finanza

“Diciamo la verità: l’anteprima non è stata delle migliori. Dopo aver negoziato e condiviso a livello governativo il nuovo Patto di Stabilità i parlamentari europei della maggioranza si sono astenuti.

E come loro anche quelli del Partito Democratico. Alimentando la fama di inaffidabilità che perseguita la politica italiana anche al di fuori dei confini nazionali”.

In vista delle elezioni Ue, scrive MF-Milano Finanza, i partiti italiani hanno completamente trascurato l’aspetto del merito, quasi non gli importasse la ragione concreta per cui si va a votare e le conseguenze di certe scelte, per concentrarsi soltanto sulle candidature.

L’unica cosa che evidentemente interessa.

“E con risultati, va detto, generalmente assai penosi” si legge su MF.

“Fiumi d’inchiostro, accompagnati da ore di surreali dibattiti televisivi, sono stati versati sull’apparizione nella lista della Lega per Salvini premier del generale Roberto Vannacci, però nemmeno una riga sui programmi.

Il motivo l’ha spiegato su Huffington Post Alessandro De Angelis: i programmi non ci sono.

O, meglio, non ci sono tutti.

E se ci sono non sono stati tutti pubblicati.

Si trova quello di Azione di Carlo Calenda, che oltre a essere stato parlamentare europeo aveva per un breve periodo ricoperto nel governo di Matteo Renzi l’incarico di rappresentante dell’Italia presso la Ue.

C’è il programma di Forza Italia, ma il suo capo attuale Antonio Tajani (che per inciso porta in Europa un simbolo dove c’è scritto a caratteri cubitali Berlusconi presidente, anche se il Cavaliere non è più fra noi ormai da un bel pezzo) è stato presidente del Parlamento Europeo.

I leader dei maggiori partiti non fanno che sbraitare sull’Europa, le sue incongruenze, la presunta protervia della tecnocrazia, l’assenza di una rotta certa sull’immigrazione, il rigore nei conti che ci penalizzerebbe più le centinaia di problemi da risolvere… E ci presentiamo all’appuntamento decisivo senza un programma, un pezzo di carta, un appunto, un’idea?

I prossimi cinque anni si profilano decisivi per il futuro dell’Unione.

C’è da condurre in porto l’Unione fiscale, in una comunità di Stati dove ognuno ancora va troppo per conto proprio, con disparità inaccettabili che mettono in crisi anche l’efficienza del sistema produttivo.

È ancora tutta aperta poi la storia dell’Unione bancaria e del mercato dei capitali, elementi essenziali per mettere i 27 Paesi Ue nelle migliori condizioni per competere nel mondo globalizzato anche con le grandi economie emergenti”.

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