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Macron gioca a fare il De Gaulle 3.0, possiamo contare sui nervi saldi di Putin? | L’intervento di Stefano Mannoni, professore alla facoltà di Giurisprudenza di Firenze

Bisogna davvero confidare nei nervi saldi di uno come Vladimir Putin per scongiurare una guerra generale?

La considerazione non appare paradossale se si valuta il novello patto tripartito siglato da Parigi-Varsavia-Berlino sulla fornitura di missili a lungo raggio all’Ucraina e magari anche l’invio in campo di consiglieri militari.

Tale patto del tutto ininfluente al fine di cambiare i rapporti di forza sul campo, suona però perfetto per provocare uno scontro di larga portata coi russi, al punto di fare sospettare che proprio questo sia l’inconfessato obiettivo.

Punto di giuntura tra i belligeranti francesi e i riluttanti tedeschi sono i polacchi, il che non è rassicurante.

Per carità le loro benemerenze europee non sono in discussione.

Nel 1683 hanno salvato Vienna dai Turchi e nel 1919 l’Europa dai bolscevichi; nel 1944 si sono ribellati a Varsavia ai tedeschi e negli anni 80 hanno dato uno scossone all’Urss con Solidarnosc.

Tutto vero.

Ma le tre spartizioni della Polonia dalla stessa subite non ne fanno un attore particolarmente equilibrato quando si venga a parlare di russi.

Rispetto ai quali mostrano un riflesso pavloviano.

Veniamo ai tedeschi sui quali resta poco da dire.

I tempi in cui Helmut Kohl troneggiava in Europa sono ormai da lungo tempo archiviati e la grande Germania deve fare i conti con la mediocrità della sua classe politica.

Il discorso si fa invece interessante passando a Emmanuel Macron, il capogabinetto catapultato anni fa da una variopinta lobby alla presidenza della Repubblica.

La costituzione del 1958, pensata per grandi personalità, gli conferisce poteri straordinari che lo rendono singolarmente pericoloso, perché i suoi scatti non trovano il contrappeso di un sistema parlamentare forte.

Palesemente inadeguato alla sfida che la storia gli ha regalato, è rimasto un enarca in cerca di autore.

Sempre in agitazione per cercare di cavalcare quella repubblica dei sondaggi che è divenuta la Francia, rincorre affannosamente la ribalta.

Visione: zero; ambizioni: sconfinate.

Insofferente alla nicchia marginale che il destino gli sta ritagliando, diviene distintamente pericoloso, in quanto pronto ad avventure napoleoniche per le quali non ha né la stoffa né il contesto.

La Francia in armi?

Per favore non fateci ridere.

Anni fa il capo di stato maggiore dell’esercito si dimise con gran fracasso in polemica con un presidente pubblicamente accusato di non destinare abbastanza risorse al comparto.

E ora questo stesso presidente vorrebbe trascinare la Nato in un conflitto con la Russia che l’opinione pubblica non desidera nella speranza di giocare a De Gaulle 3.0?

Ma per carità…cambiate programma.

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