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L’Italia non è pronta a entrare in guerra | Lo scenario

“Entreremo in guerra, è solo questione di tempo. E l’Italia rischia di affrontare un conflitto senza avere un livello di difesa accettabile dal punto di vista di armamenti, formazione e militari. Servono più uomini, almeno 15 mila militari in più, e maggiori investimenti portando le spese della difesa al 2% del pil, come ci ha chiesto la Nato. Ci stiamo dirigendo verso una guerra; sarà inevitabile nel giro di pochi anni”.

Lo spiega a MF-Milano Finanza, Andrea Margelletti, presidente del Cesi, centro studi internazionali, e consigliere dal 2012 per le politiche di sicurezza e di contrasto al terrorismo del ministro della Difesa.

Uno scontro militare in Europa “è altamente probabile, visto che la Russia non solo continua ad avanzare in Ucraina ma spinge sull’acceleratore verso la totale conquista del Paese.

È evidente che non c’è alcuna voglia di negoziare, per cui, nel momento in cui il fronte ucraino dovesse arretrare eccessivamente, non ci saranno alternative: una serie di Paesi europei scenderanno in campo al fianco di Kiev.

Parliamo di circa 90 mila uomini con più corpi d’armata, in primis francesi, tedeschi, polacchi e paesi baltici”, prosegue.

Per l’Italia, ovviamente, la decisione di partecipare a questa coalizione sarà “eminentemente politica”, sottolinea Margelletti, “ma, se mai questa condizione dovesse verificarsi, e non è affatto remota, non possiamo non essere pronti”.

Avremo però bisogno di tutto: aerei, missili, carri armati.

“Abbiamo pochi armamenti”, spiega l’esperto, “in molti casi vetusti perché negli anni scorsi gli investimenti nella difesa sono stati sacrificati per altri ambiti.

Serve che l’industria della difesa produca munizionamento a un ritmo infinitamente più rapido di quello attuale.

Servono, insomma, subito più investimenti”.

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