Su Repubblica Linda Laura Sabbadini avverte che quello che sta avvenendo a livello europeo sulla direttiva contro la violenza sulle donne è un campanello d’allarme nel processo di costruzione della nostra Europa, da considerare prima che sia troppo tardi. Si dovevano trasformare in legge europea i principi della convenzione di Istanbul, rendendo reati europei tutte le forme di violenza, con conseguenti sanzioni per i Paesi che non l’avessero applicata. Il testo passato a maggioranza nel Parlamento europeo, anche grazie al lavoro di tante parlamentari, e in particolare dell’instancabile Pina Picierno, relatrice italiana e dei socialisti, rispecchiava molto di più la Convenzione di Istanbul.
E invece no.
La direttiva è stata snaturata.
Ma come è possibile che prima un Parlamento voti a maggioranza una buona legge e poi questa venga svuotata? È completa sottovalutazione, ignoranza sul problema o c’è dell’altro? Siamo di fronte a un cedimento sui principi che deve preoccuparci seriamente. L’Unione Europea è sempre stata un punto di riferimento per questo, non solo per il mondo, ma anche per gli stessi Paesi che a lei guardavano, come quelli dell’Europa orientale.
Quello che sta accadendo è il sintomo di un cedimento sui diritti delle donne che non ci aspettavamo, un modo per non affrontare temi divisivi nei Paesi in campagna elettorale (Francia e Germania) o un tentativo di mediare, glissando magari sulle titubanze o persino vocazioni reazionarie che affiorano in alcuni Paesi dell’Unione. Peccato che si stia giocando col fuoco, i compromessi non si fanno a scapito dei diritti. Non si fanno a scapito dei diritti delle donne. Ne va dell’identità stessa dell’Europa. In questa vicenda ha vinto un’Europa pavida, che invece di andare fiera dei suoi valori democratici, di difenderli e rivendicarli con orgoglio, li mette da parte perché scomodi o, chissà, ne fa materia di scambio.