Salta il ‘superbonus per le aziende’, vale a dire la possibilita’ di cedere i crediti d’imposta maturati dalle imprese per investimenti in beni strumentali previsti dal piano Transizione 4.0.
L’alt arriva dalla Ragioneria dello Stato: mancano le coperture, dicono i guardiani dei conti pubblici, obbligando il Parlamento a modificare il maxiemendamento al dl Sostegni.
All’inizio i cinquestelle salgono sulle barricate, evocando la crisi. Ma poi lo strappo rientra con la promessa del governo di aprire un tavolo in vista dell’approvazione del Sostegni bis che dovrebbe arrivare la prossima settimana.
La maggioranza, nonostante le minacce, vota dunque compatta la fiducia a Palazzo Madama (207 voti favorevoli, 28 contrari e 5 astensioni) e ora il testo passa alla Camera per un esame blindato e il via libero definitivo.
Quello sulle “imprese” non e’ l’unico superbonus che ha “conti” in sospeso. C’e’ anche quello “originale” al 110% per le ristrutturazioni e gli interventi di efficientamento energetico sugli immobili. Per adesso e’ previsto fino al 2022, ma si sta consolidando il fronte di chi ne chiede un rafforzamento. In un convegno, si sono detti favorevoli sia il segretario del Pd, Enrico Letta, sia il leader in pectore del M5s, Giuseppe Conte, che si sono impegnati a sostenere una proroga al 2023 e una semplificazione della procedura.
“E’ un segnale sconfortante”, ha commentato Confagricoltura.
Ma non e’ stata l’unica misura “cassata”. La Ragioneria ha chiesto lo stralcio di tutte le norme che prevedevano la cessione del credito, come quelle sui bonus sia per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici destinati a chi stia ristrutturando casa sia per la costruzione di autorimesse o posti auto. L
a Ragioneria ha anche sollevato dubbi sulla proroga sine die delle concessioni per gli ambulanti, senza pero’ obbligare il Parlamento a stralciarla.
La presidenza del Senato ha invece dichiarato improponibile l’emendamento che aveva reso impignorabile il reddito di cittadinanza.
Superbonus 110
L’altolà di via XX Settembre – secondo quanto ricostruisce il Sole 24 Ore – sembra però andare oltre lo stralcio delle norme appena approvate, gettando un’ombra anche sulle «recenti disposizioni normative che prevedono la cessione di crediti».
“Poche parole che mettono a rischio il meccanismo di cessione dei crediti anche nel caso del superbonus del 110% perla riqualificazione energetica e la messa in sicurezza degli edifici”.
“Proprio la cedibilità è la leva finanziaria che contribuisce in misura determinante all’appetibilità del superbonus”.
I tecnici temono la possibile riclassificazione da parte di Eurostat di questi crediti fiscali, che sul tema ha cambiato i suoi precedenti orientamenti, sostenendo che gli effetti finanziari potrebbero «essere particolarmente significativi» per quei crediti che, come Transizione 4.o, «prevedono una fruizione in quote annuali» con un impatto sul deficit anticipato interamente al primo annodi utilizzo, indipendentemente dall’utilizzo dei crediti in compensazione.
“I tecnici – scrive il Sole – vanno oltre e spiegano che la «cessione al sistema bancario e finanziario comporterebbe poi la registrazione sul debito di Maastricht per l’intero importo ceduto».
Senza contare, poi, che sul tema non si è mai conclusa ed «è in corso di definizione», scrivono «la tematica della registrazione del debito delle cessioni pro-soluto dei crediti non pagabili».
Per la Ragioneria, dunque, le norme sulla cessione dei crediti hanno «potenziali rilevanti effetti sulla finanza pubblica» e per questo vanno stralciate.
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