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Indagine Acri – Ipsos: per il 30% degli italiani è insostenibile un nuovo lockdown

C’è stata un’impennata della propensione al risparmio delle famiglie e dei volumi di risparmio nei primi 6 mesi dell’anno. La diffusione del coronavirus ha ridotto le occasioni di consumo favorendo il risparmio degli italiani che, in questo modo, si sentono sempre più al riparo di fronte al timore dell’imprevisto, potendo contare su risorse proprie. Tuttavia, per un 30% degli italiani la situazione economica personale/familiare non consente di affrontare un nuovo lockdown.   

E’ questa la fotografia scatta dalla 20a edizione dell’indagine realizzata dall’Acri con Ipsos in occasione della 96a Giornata Mondiale del Risparmio di domani. Il 61% degli italiani, invece, è in grado di affrontare un nuovo blocco delle attività. Nel 2020 la percentuale di famiglie che dichiarano di essere state colpite dalla crisi riguardo al lavoro è salita al 27% dal 23% dell’anno precedente.    

“La pandemia ha innescato una crisi senza precedenti nel nostro Paese, la cui dimensione non è ancora quantificabile con esattezza. La cosiddetta “seconda ondata” rischia di essere ancora più devastante di quella di primavera”, ha detto il presidente dell’Acri, Francesco Profumo, alla presentazione dell’indagine sul tema “gli italiani e il risparmio”.   

“Di fronte a questo scenario, cresce una grande polarizzazione tra gli  italiani. Da un lato, aumenta la propensione al risparmio di chi era nella  condizione di risparmiare anche prima. Il lockdown e il clima di incertezza che stiamo ancora vivendo hanno fatto crescere complessivamente il risparmio privato (recentemente Abi ha quantificato a oltre 1.600 miliardi di euro il totale dei depositi, con una crescita dell’8% rispetto all’anno scorso), ma è un’accumulazione che non si traduce in investimenti, non è un motore di sviluppo. Dall’altro, la crisi sta colpendo pesantemente le famiglie che erano già in difficoltà”, ha sottolineato.   

“La crisi è grave per la grande maggioranza degli italiani, ma le  preoccupazioni legate alla diffusione del contagio e alla capacità di risposta del sistema sanitario spostano in avanti i timori per le ripercussioni economiche della pandemia nel nostro Paese e nel Mondo”, ha aggiunto.

Per la ricostruzione post Covid “la maggioranza dei nostri connazionali è convinta che l’Italia dovrà puntare decisamente sullo sviluppo sostenibile, con una crescente attenzioni ai giovani e al contrasto della povertà educativa, un tema su cui le Fondazioni stanno lavorando da  tempo”, ha concluso.   

“La risposta decisa e di proporzioni inedite di Bruxelles alla crisi ha  contribuito a riavvicinare gli abitanti del continente alle istituzioni  europee”, ha proseguito il presidente dell’Acri. “Le misure straordinarie  messe in campo dalla Commissione Europea con il Next Generation Eu plan, per rispondere alla pandemia e accompagnare la ripresa dei paesi più in difficoltà, hanno sorpreso i nostri connazionali e hanno fatto crescere  la fiducia nell’Unione e nella moneta unica. Sempre più italiani sono convinti che nei prossimi anni la partecipazione del nostro Paese alla Ue sarà fondamentale. Ormai, più dei due terzi degli italiani è convinta che uscire dall’Euro sarebbe un gravissimo errore. La dimostrazione che il vento del populismo si spegne quando la nostra Unione si svela per quella che dovrebbe essere: un’alleanza di popoli, vicina alle esigenze dei suoi cittadini”, ha concluso.   

In particolare, è ancora in crescita la percentuale di italiani che si identifica con chi risparmia senza troppe rinunce (58%), tradizionalmente indice di “facilità” di risparmio, e che guarda con soddisfazione agli ultimi 12 mesi, periodo durante il quale è accresciuto il proprio accantonamento di riserve. Questo accumulo consente, a un numero crescente di italiani, di mettersi al riparo da spese impreviste: l’82% non avrebbe problemi a far fronte, con mezzi propri, a spese impreviste pari a 1.000 euro e il 42% qualora queste spese fossero pari a 10.000, dato in crescita di 8 punti percentuali rispetto a 3 anni fa.   

Del resto, la contrazione dei consumi, soprattutto quelli legati al fuori casa e al divertimento, ha consentito di incanalare le entrate verso il risparmio senza incorrere in troppi sacrifici: infatti il sacrificio è stato “a monte”, e le rinunce non sono quindi state dettate, in larga misura, da motivi economici.    

Accanto a questo sentiment maggioritario, esiste una minoranza che si  trova in una situazione ancor più complessa che in passato, sia per i  consumi, che per le possibilità di risparmio. Sono coloro che stanno  pagando la crisi attuale e le code della precedente, e che rischiano di essere sempre più marginalizzati: vivono la situazione con crescente ansia, perché non intravedano vie d’uscita.   

Per la prima volta, in quasi vent’anni, due terzi degli italiani (65%)  sono molto o abbastanza soddisfatti della propria situazione economica e, più della metà, non ha registrato difficoltà nel mantenere il proprio tenore di vita o addirittura nel migliorarlo. Sono i dati più alti dall’inizio del nuovo millennio e, forse, evidenziano anche un ridimensionamento delle aspettative, in un contesto dove l’emergenza sanitaria mette in secondo piano tutti gli altri temi, compresi quelli  economici.   

Anche volgendo lo sguardo al futuro prossimo personale (3 anni), aumenta  il saldo positivo tra chi pensa a un miglioramento e chi pensa a un  peggioramento delle proprie finanze (+13 punti percentuali). Questa forma  di rassicurazione sembra avere basi poco solide, non trova, infatti,  conferma al di fuori delle mura domestiche: per gli italiani, il Paese, prima di tutto, ma anche la propria zona di residenza e il resto del mondo, è probabile che continuino a dover affrontare situazioni economiche sfidanti.

Solo l’Europa sembra essere relativamente più resistente alle avversità.

La crisi economica che stiamo attraversando è indubbiamente grave per la quasi totalità degli italiani (84%), anche se la fine sembrerebbe più vicina rispetto a quanto emerso in passato, probabilmente perché legata, da una parte, alla risoluzione dell’epidemia da coronavirus, con l’auspicabile arrivo del vaccino; dall’altra, al sostegno massiccio e concreto proveniente dall’Europa con il Recovery Fund, che rappresenta un fatto nuovo e, in un certo senso, quasi inatteso.   

Questa frattura, tra le previsioni per l’economia personale e l’economia  nazionale, induce a privilegiare, in misura maggiore rispetto al passato,  la vita attuale (42% verso il 38% nel 2019) rispetto a quella futura,  sebbene quest’ultima continui a catalizzare l’attenzione degli italiani  (53% verso il 59% nel 2019).   

Se il prossimo futuro non genera forti preoccupazioni, pensare a un  orizzonte temporale di 10 o addirittura 20 anni preoccupa e addirittura  intimorisce il 57% degli italiani. Il 35% degli italiani risparmia senza  pianificazione o precise finalità, mentre il 65% risparmia avendo in mente progetti ed esigenze future (38% esigenze immediate, 33% medio  termine, 28% lungo termine).   

Il risparmio, come già in passato, significa accumulo di liquidità per il 63% degli italiani, sebbene si osservi un progressivo crescente orientamento verso l’investimento di almeno una piccola parte del proprio denaro, privilegiando gli immobili (33%) o strumenti finanziari meno rischiosi (29%). 

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