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La frustrazione al potere della generazione Blanco. Che si perde in un bicchiere d’acqua | Il commento

Vale la pena fermarsi un attimo davanti al triste spettacolo del giovane Blanco a Sanremo. E forse ne vale la pena soprattutto perché su quello stesso palco poco prima era stata celebrata la Costituzione con la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e un bel monologo di Roberto Benigni.

Ed eccole allora le due Italie: quella del nostro capo dello Stato, fiera di se stessa e dei suoi valori, e quella persa in un bicchiere d’acqua della generazione Blanco.

I fatti sono disarmanti: il giovane cantante a metà esibizione ha cominciato a prendere a calci e a distruggere gli arredi floreali sul palco e le rose.

“Non sentivo la mia voce in cuffia…”, ha spiegato al termine del suo orrendo show, mentre la sala ha iniziato a fischiarlo.

Il conduttore Amadeus alla fine della esibizione violenta ha voluto lo stesso dargli la parola per cercare un senso al suo gesto, e gli ha chiesto: “Perché l’hai fatto? Perché hai distrutto tutto? Qual è il significato?”. “Non sentivo la mia voce – ha ripetuto ancora una volta – ma volevo divertirmi lo stesso” ha aggiunto Blanco.

Il vuoto delle sue parole, l’incapacità di esprimerle, preoccupano ancor più del gesto.

La grande frustrazione provata dal giovane artista davanti ad una semplice difficoltà tecnica e la reazione messa in atto, speriamo non siano un manifesto generazionale.

Ma quel ragazzo somiglia troppo all’Italia che ci scorre accanto tutti i giorni, in metro o per le strade delle città.

Somiglia ai tanti giovani sempre meno abituati alle difficoltà, ai figli viziati del progresso economico e sociale del Paese, abituati a lamentarsi e imprecare davanti ad un ostacolo piuttosto che superarlo.

E mi sono tornate alle mente le parole che ascoltai del compianto manager Sergio Marchionne, pronunciate in un discorso all’interno dello stabilimento Sevel di Atessa (Chieti) nel luglio del 2013.

“Oggi viviamo in un’epoca in cui si parla sempre e solo di diritti. Il diritto al posto fisso, al salario garantito, al lavoro sotto casa; il diritto a urlare e a sfilare; il diritto a pretendere. Lasciatemi dire che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati.

Se però continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo.

Perché questa “evoluzione della specie” crea una generazione molto più debole di quella precedente, senza il coraggio di lottare, ma con la speranza che qualcun altro faccia qualcosa. Una specie di attendismo che è perverso ed è involutivo. Per questo credo che dobbiamo tornare a un sano senso del dovere, consapevoli che per avere bisogna anche dare.

Bisogna riscoprire il senso e la dignità dell’impegno, il valore del contributo che ognuno può dare al processo di costruzione, dell’oggi e soprattutto del domani” concluse Marchionne.

Questo Paese, per altro vecchio e afflitto da una drammatica denatalità, ha bisogno di una generazione che sappia prendere in mano il suo futuro e interpretare e superare la complessità del presente.

Certo, ripassare i valori fondanti della Costituzione come è stato fatto ieri dal palco del teatro Ariston è sicuramente importante. Dare valore al ruolo delle donne, come ha fatto subito dopo Chiara Ferragni altrettanto.

Ma il futuro del Paese passa per le mani della generazione Blanco.

E non siamo messi benissimo.

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