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In Francia la V Repubblica ne esce snaturata e Macron resta senza bussola | L’analisi di Gaetano Quagliariello

Le «desistenze» – commenta sul Giornale Gaetano Quagliariello – hanno ottenuto l’effetto sperato, impedendo al Rassemblement National di confermare il successo del primo turno. La V Repubblica, però, esce da questa prova come snaturata. Mentre il presidente Macron, che tutto ciò ha provocato, non ha più l’egemonia ma, soprattutto, sembra aver perso la bussola.

All’indomani del primo turno, opinionisti, sondaggi e proiezioni avevano immaginato un risultato finale per Marine Le Pen e Jordan Bardella assai più lusinghiero. In tanti avevano creduto possibile, addirittura, il raggiungimento della maggioranza assoluta; altri erano stati più prudenti, ma nessuno aveva messo nel conto la débâcle del secondo turno.

Queste previsioni si basavano su considerazioni razionali. Si riteneva improbabile che la sinistra di Mélenchon e il centro di Macron potessero sommare i propri voti. Si riteneva, soprattutto, fuori dall’ordine delle cose che il candidato di uno dei due partiti potesse «desistere» a favore di un esponente dell’altro schieramento. I centristi di Renaissance e la sinistra identitaria della France Insoumise erano, infatti, separati da un baratro. Quel che non era stato messo in conto è invece accaduto.

La mossa spericolata di Macron la si poteva immaginare come un investimento sula lunga durata: provare a riguadagnare i suffragi perduti e, contemporaneamente, essere disponibile a coabitare con «i nemici» per provare a fiaccarli attraverso la prova di governo, così come avevano fatto in passato tanti suoi predecessori.

Promuovendo le «desistenze», ha preferito, invece, puntare tutto sul tempo breve. Ha fatto venir meno una delle condizioni sulle quali poggiava la sua egemonia centrista: le divisioni della sinistra. Se è possibile, ha fatto ancora di più. Ha dato una mano alla sinistra a riunirsi sotto l’egida del suo critico più implacabile. Mélenchon, infatti, è il vero vincitore di ieri e al presidente non resta che sperare che l’unità messa insieme sull’onda dell’emozione da lui suscitata si riveli effimera. La destra, invece, non può più a questo punto evitare un interrogativo: De Gaulle, dove sei finito?

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