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[I dati] I danni della pandemia: ansia, preoccupazione e irritabilità per 4 italiani su 10

Alcune persone hanno subito più di altre la crisi generata dalla pandemia. Lo dicono i dati raccolti nell’indagine Ipsos realizzata per la Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro e presentata a Bologna al convegno “La grande transizione”. Chi ha sofferto e continua a soffrire e vede il futuro a tinte fosche, come se stesse vivendo una fase di «sospensione» durante il quale «aumentano ansie, preoccupazioni e irritabilità per quattro italiani su dieci, ancor di più tra i giovani».

A fianco di chi non ha patito particolari difficoltà economiche durante questo anno e mezzo di pandemia (ma, anzi, ha visto aumentare i propri risparmi) c’è un’Italia che soffre, che ha dovuto intaccare il risparmio o ricorrere a prestiti, e si percepisce in declino dal punto di vista economico e sociale», si legge nella ricerca. La pandemia continua a tenerci in una condizione di “sospensione”, ha aumentato ansie, preoccupazioni e irritabilità per quattro italiani su dieci, ancor di più tra i giovani. Giovani che mostrano più evidentemente i segni della stanchezza, quasi dell’insofferenza per le restrizioni.

Il desiderio di un ritorno alla normalità e di poter finalmente “sbloccare” il proprio percorso di vita, messo come in stand-by dalla pandemia, è molto forte per i giovani, come emerge dall’indagine di Ipsos. Fino a spingerli a negare, in qualche caso (per il 17% dei 18-34enni), che la stessa pandemia rappresenti una vera emergenza: ora è prioritario tornare alla normalità Ma il Paese riesce anche a guardare al futuro con qualche ottimismo. La pandemia finirà (il peggio è già passato per il 30% degli intervistati), una maggioranza ritiene che la crisi sarà superata entro la fine del 2022 e che ci attenda una ripresa economica già nei prossimi sei mesi (secondo il 39%) o sicuramente nei prossimi tre anni (per il 59%).

Gli italiani riescono a pensare e a progettare in prospettiva futura, quindi. Se le persone adulte mantengono la convinzione che il Pnrr possa essere un’occasione di ripartenza, i giovani appaiono più lontani, meno consapevoli, più disillusi. La politica, i partiti e il governo, i principali responsabili della ripartenza e della gestione del Pnrr nell’opinione comune, sono chiamati a far ricredere questa generazione, trasformando la crisi attuale in un’occasione di riscatto, innanzitutto per loro.

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