Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Ernesto Galli della Loggia: «La pandemia metterà fine alla globalizzazione»

Ernesto Galli della Loggia sostiene che la pandemia sta mettendo (forse) fine alla globalizzazione, il ciclo storico apertosi negli anni 80 del secolo scorso.

E tre sono, a suo avviso, le concause:

  1. la definitiva frantumazione dell’ordine internazionale uscito dalla fine «guerra fredda» (1991), con il declino dell’egemonia americana e l’emergere di nuove potenze mondiali e regionali (Cina, Russia, Turchia, Iran, India);
  2. l’erosione di buona parte del consenso nei confronti del libero scambio, altro fondamento della globalizzazione, che ebbe il suo simbolo nell’ammissione della Cina comunista nell’Organizzazione del Commercio Mondiale nel 2001;
  3. il ruolo dello Stato, che la globalizzazione stessa prevedeva e auspicava avviato al declino. Discutibile o meno che sia l’auspicio quel che è certo è che almeno la previsione non si sta rivelando azzeccata.

Infatti l’arrivo dei tempi difficili portati dall’epidemia ha obbligato tutti a rivolgersi allo Stato: per sperare di essere curati, per avere indicazioni su che cosa fare, per ottenere aiuti di ogni tipo, per immaginare un rilancio dello sviluppo economico. Sotto gli occhi increduli di molti lo Stato, l’organizzazione dei pubblici poteri, il loro intervento nella sfera sociale, stanno oggi ricevendo in Occidente una fortissima rilegittimazione ideologica da cui sembra assai difficile che domani si possa tornare indietro.

Tanto più che, sopraggiunta l’emergenza, l’intera trama del multilateralismo e delle organizzazioni internazionali — in particolare quella di nostro maggiore interesse, l’Unione Europea — non hanno mostrato certo né una grande efficienza né un alto tasso di compattezza e di solidarietà. Come punto di riferimento è rimasto in piedi bene o male solo lo Stato: e non dispiaccia a nessuno se per Stato s’intende ovviamente lo Stato nazionale.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.