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Ecco il nuovo paradigma difensivo della guerra in Ucraina | L’analisi di Rocco Cangelosi

La caduta della città di Avdviika sul fronte orientale, con la rovinosa ritirata dell’esercito ucraino che ne è seguita, segna probabilmente una svolta nella guerra e un cambio di paradigma nella conduzione delle operazioni militari. Fallita la controffensiva lanciata nel maggio scorso, lo Stato maggiore ucraino dovrà cambiare la sua strategia da offensiva in difensiva, in attesa delle armi promesse dai Paesi Nato e auspicabilmente lo sblocco degli aiuti americani. Il cambio di strategia non sarà tuttavia indolore e avrà con molta probabilità ripercussioni politiche nel governo ucraino. Zelensky sarà infatti chiamato a rendere conto delle sconfitte subite e del fallimento di una controffensiva annunciata come una marcia trionfale. Già la destituzione del Capo di Stato maggiore Zaluzhny, che aveva criticato la conduzione della guerra, ha determinato forti critiche all’interno della compagine governativa e malumori nell’esercito.

Cresce peraltro nell’opinione pubblica europea e americana la convinzione che la partita dei territori del Donbass occupati sia ormai persa, né l’emozione suscitata dalla morte di Navalny sevirà a rinfocolare l’idea di nuove controffensive. Si delinea invece l’impegno a sostenere la resistenza ucraina per impedire ulteriori avanzate delle truppe russe sul terreno. La guerra si preannuncia quindi ancora lunga e potrebbe trasformarsi nei prossimi mesi in un confitto a bassa intensità congelato sulla linea di un fronte che i due belligeranti potrebbero riconoscere di fatto come punto di caduta, in attesa che si apra un negoziato per il momento assai improbabile.

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