«Il calcio è uno strumento sociale imponente. Lavoriamo insieme con il governo per accelerare la campagna vaccinale e riportare la gente allo stadio». Così Paolo Dal Pino, presidente della Lega di Serie A, intervistato sul Corriere della Sera da Monica Colombo e Daniele Dallera, sottolinea il ruolo di collante del calcio, «un settore che attrae l’interesse di 38 milioni di persone».
Con una fetta della popolazione che ancora appare scettica davanti all’efficacia dei vaccini, Dal Pino candida il pallone a un ruolo importante, funzionale, un incentivo per vincere le resistenze dei più dubbiosi. A 37 giorni dall’inizio della nuova stagione l’obiettivo è programmare la riapertura degli impianti, in sicurezza e nel rispetto dei protocolli.
Presidente, perché la politica dovrebbe raccogliere il vostro grido di dolore quando si stanno diffondendo nuove varianti del virus?
«La Lega serie A con tutti i 20 club, la Federcalcio, hanno inviato lettere alle istituzioni per chiedere il ritorno al 100% degli spettatori alle partite. Non è una richiesta folle: spingiamo gli italiani a vaccinarsi visto che finora solo il 45 per cento della popolazione sopra i 12 anni lo ha fatto. Il calcio è un volano sociale incredibile e nel momento in cui consentissimo ai nostri fan muniti di green pass di accedere alle tribune, forniremmo un contributo decisivo per mettere in sicurezza tutto il Paese».
Le istituzioni sembrano sorde davanti alle vostre invocazioni?
«Sono costretto ad ammettere che il precedente governo ha dimostrato zero sensibilità nei confronti delle criticità avanzate dalla Lega serie A e dalla Federazione. All’epoca i rapporti erano inesistenti, ora con la sottosegretaria Vezzali sono ripresi. Le istituzioni devono anche tenere in considerazione che il calcio è un moltiplicatore del Pil. Il successo agli Europei ha contribuito a una spinta in alto dello 0,7% del Pil. Il calcio ha una tale dimensione sociale da essere in grado di creare opportunità di business per le aziende».