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Alberto Mantovani (Direttore Scientifico e Presidente Fondazione Humanitas): «Ricerca sul cancro fondamentale per i vaccini anti-Covid. Ecco le nuove speranze per il futuro»

«Con l’arrivo del Covid-19, tutti abbiamo messo in campo le nostre competenze, acquisite con la ricerca, per arginare questa pandemia. L’esempio più interessante è quello dei vaccini a mRna (Pfizer-BioNTech e Moderna, ndr). Ma sono allo studio da almeno una ventina di anni come arma contro i tumori. Il pioniere di queste ricerche è Christoph Huber (oncologo a Mainz, Germania, ndr), il ‘padre nobile’ dei due ricercatori tedeschi di origine turca, Ugur Sahin e la moglie Ozlem Tureci, che hanno fondato BioNTech e hanno messo a punto il vaccino a mRna anti Covid».

«Ci siamo sentiti l’altro giorno, perché in Germania mi hanno appena insignito di un premio. Già a gennaio 2020 avevano visto la sequenza del nuovo coronavirus, hanno pensato di usare quello che avevano studiato contro il cancro e hanno costruito un vaccino anti coronavirus. Se siamo riusciti ad affrontare questa pandemia è perché abbiamo investito nella ricerca sul cancro».

Lo afferma Alberto Mantovani, direttore scientifico e presidente della Fondazione Humanitas, in un’intervista al Corriere della Sera.

«Occorre distinguere. Quando parliamo di vaccini, intendiamo due cose diverse. Un conto sono i vaccini ‘preventivi’, che evitano la comparsa della malattia, come quelli anti Covid. Un altro sono quelli ‘curativi’: quelli che potrebbero, in futuro aiutare a combattere il cancro. Sono due: uno è quello anti epatite B, che ha ridotto drasticamente l’incidenza di tumori al fegato. L’altro è quello contro il Papilloma virus, responsabile di tumori della cervice uterina, ma anche di altri tumori, alla gola, per esempio, che interessano anche i maschi».

«Sono almeno tre gli approcci da valutare, sempre grazie alla tecnologia dell’mRna. La prima. Identifico mutazioni del Dna del tumore, in un singolo paziente, e costruisco un vaccino capace di contrastare queste mutazioni. È una terapia superpersonalizzata. La seconda: il problema, qui, è trovare un minimo comune denominatore, cioè mutazioni comuni in vari tipi di tumore e costruire un vaccino capace di intercettarle. È un approccio più ampio. E si sta sperimentando nel melanoma».

«Il terzo è quello che sta più vicino al mio cuore. Si tratta di combinare varie terapie immunologiche e, per questi progetti di ricerca, che coinvolgono anche lo studio delle metastasi, abbiamo avuto finanziamenti della Fondazione Airc con i contributi del 5 per mille».

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