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A volte serve indignarsi | Gli Italiani del futuro di Benedetta Cosmi

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La negligenza etica e la mancanza di standard chiari da parte di chi ha il potere di organizzarli.

Borse sporche e igiene: la responsabilità delle piattaforme.

Il core business del food delivery è un rettangolo termico, spesso azzurro o giallo, che si fa veicolo di servizio e, troppo spesso, borse usurate, raramente sanificate e talvolta maleodoranti. Questo dettaglio: è una minaccia diretta alla catena del freddo e un potenziale focolaio di contaminazione batterica?

La narrazione che scarica la responsabilità igienica sul singolo rider – un lavoratore autonomo spesso precario – è una comoda scappatoia per le multinazionali che guadagnano miliardi dal servizio. Le piattaforme hanno il potere organizzativo, e dunque l’obbligo, di garantire l’integrità del prodotto. Il nome sulla borsa deve essere sinonimo di fiducia.

Non basta il Decreto Legislativo 101/2019 a garantire tutele minime contrattuali; serve una norma che imponga con chiarezza: borse certificate, lavabili, ricambi periodici gratuiti, ispezioni. Se all’estero, dalla Spagna (con la Ley Rider) a Singapore (con i corsi obbligatori HACCP), si adottano misure vincolanti, la lacuna italiana si nota. Le piattaforme smettano di fare dell’igiene una “attività volontaria” e i consumatori, attraverso le app, possano segnalare.

Il secondo affronto si consuma sul viale che conduce al cuore della cristianità. La ristorazione nei pressi di San Pietro, in particolare lungo Via della Conciliazione, si presenta come un muro di listini gonfiati per cibo di qualità imbarazzante. Pizza elettrica, surgelati e l’obbligo di prendere una bevanda accanto al cibo.

Questo sistema del “paghi perché sei qui” mortifica un luogo sacro. I pellegrini e i fedeli arrivano da ogni parte del mondo, spesso con sacrifici economici, per vivere un’esperienza spirituale. Trovare sulla soglia un cinismo così sfacciato, che specula e deturpa la cucina italiana, è ignobile.

Eppure credo che (latente) esista un rispetto, una voglia di inclusione e giustizia. Non sono solo fattori ESG o bilanci sociali; sono il minimo etico che ci si aspetta. La ristorazione che accoglie i pellegrini, appello alla Coscienza.

Onorare il fedele è onorare Roma.

Entrambe le questioni evidenziano una negligenza umana e aziendale e normativa che mina la fiducia. Non possiamo continuare con la contraddizione.

È responsabilità delle piattaforme fornire sicurezza, dei ristoratori riscoprire la dignità, e delle istituzioni fissare standard precisi e vincolanti (e sia criterio per assegnare i permessi). Lo abbiamo visto come funziona, serve il massimo rialzo di valori. In entrambi i casi, la situazione è semplice: «l’indignatio», si vergognino e agiscano di conseguenza, recuperando la credibilità a cui, giorno dopo giorno, stanno rinunciando, per che cosa? C’è qualcosa di più grande, a cosa stanno dedicando la loro vita?

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