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Vincenzo Visco (economista): «Meno tasse sulle mance? Un aiuto al lavoro nero, non a camerieri e baristi»

Con la prossima legge di bilancio verrà introdotta la tassazione delle mance del 5% ad opera del datore di lavoro, cioè il gestore del ristorante, del bar, ecc.. Lo spiega l’economista Vincenzo Visco. «Nella legislazione attualmente in vigore le mance vengono considerate un reddito come tutti gli altri, e quindi sono teoricamente soggette a tassazione in sede Irpef con le normali aliquote progressive previste per i redditi di lavoro».

«In realtà, salvo errori improbabili, non risulta che qualcuno abbia mai dichiarato redditi derivanti da mance ricevute. Dichiarazione che dovrebbe comunque provenire dal percettore (il cameriere), dal momento che il datore di lavoro non ha normalmente accesso o contezza delle mance che i clienti lasciano ai camerieri. Si tratta quindi di redditi ignorati, non considerati tali dagli interessati, e comunque di entità complessiva e individuale il più delle volte scarsamente rilevante», sostiene sul magazine online InPiù.net.

«Ma se è così, a che serve la nuova norma? Dopo qualche riflessione e scambio di opinioni con alcuni colleghi, la conclusione cui siamo giunti è che si tratti di una misura a favore dei ristoratori, e non dei camerieri, volta a legittimare il lavoro nero già esistente, o anche a consentire la concessione di aumenti salariali, anche per un ammontare complessivo rilevante, ma tassati in modo simbolico e senza il versamento dei contributi sociali».

«In sostanza, si tratta di definire “mancia” una quota della retribuzione del lavoratore, in modo da abbattere il costo del lavoro del settore, rendendo al tempo stesso legali pratiche che già adesso sono molto diffuse, ma non legittime. È anche lecito attendersi che nei menù e nei conti dei ristoranti cominceranno ad apparire specifiche voci relative al “servizio” prestato, o simili. Lascio al lettore come valutare un Governo che ritiene normale comportarsi così».

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