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Sabino Cassese (Costituzionalista): «I concorsi sono fondamentali per il progresso del Paese. Se si evitano, si lascia spazio a privilegi e clientelismo»

Sul Corriere della Sera, Sabino Cassese affronta l’annoso tema delle assunzioni pubbliche raggiunte bypassando i concorsi.

«Gli argomenti per aggirare la competizione aperta e decisa secondo il merito – scrive – sono sempre gli stessi: l’urgenza, la necessità di smaltire le sacche di precari, le “irresistibili” pressioni dei sindacati».

«Se il personale pubblico, all’entrata, alla base, non viene selezionato e accede, poi, al vertice per decisione delle forze politiche (in virtù del nefasto “spoils system”), non possiamo aspettarci che gli uffici pubblici siano composti di competenti e tecnici, e che rispondano alle esigenze della società alla quale dovrebbero offrire il loro servizio».

«Sui concorsi – spiega Cassese – si giocano tre partite fondamentali per il progresso del Paese, perché solo con i concorsi c’è la possibilità di scegliere i migliori; perché solo con i concorsi c’è la possibilità di premiare chi merita e di valorizzare la competenza; perché solo con i concorsi si può avere una amministrazione pubblica più efficace».

«In altre parole, i concorsi, cioè la competizione, aperta a tutti, e la vittoria decisa sulla base del merito e in maniera imparziale, rispondono a due esigenze, una della società (dare eguali “chances” a tutti) e una dello Stato (scegliere i più capaci). Se si evitano i concorsi, si creano condizioni di favore o di privilegio e non ci si può poi lamentare della tanto vituperata burocrazia».

«Ma c’è un altro e decisivo argomento per dimostrare la bontà della selezione secondo il merito: se non avviene in questo modo, la scelta degli addetti alle funzioni e ai servizi pubblici avverrà sulla base del clientelismo, delle simpatie politiche, della famiglia di appartenenza, o del caso».

«Si esaminino i ruoli di alcune categorie di pubblici dipendenti e si noti quanti sono gli appartenenti a certe forze politiche, a grandi famiglie, a clientele, a clan. Stupisce che della assunzione di precari o di idonei siano sistematicamente sostenitori, in Italia, i sindacati, per i quali, evidentemente, hanno importanza soltanto le “voci di dentro” e non le legittime aspettative dei più giovani, che potrebbero accedere agli uffici pubblici se vi fossero regolari, periodici concorsi».

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