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Pietro Garibaldi (La Stampa): «Seconda ondata: Stato e Regioni si diano un modus operandi semplice che permetta di prendere provvedimenti chiari»

Sulla Stampa Pietro Garibaldi invoca norme chiare e omogenee per fronteggiare la ripresa della pandemia in Italia, ed evoca il pericoloso federalismo da mascherina. Dopo una riduzione estiva dei contagi, nella giornata di ieri gli individui positivi hanno superato le 3600 unità. Siamo tornati ai livelli di metà aprile, quando eravamo chiusi in casa da circa quaranta giorni. Anche se la situazione italiana è migliore di quella di Francia, Spagna e Regno Unito – dove i casi quotidiani spesso superano le diecimila unità – l’arrivo dell’autunno non lascia tranquilli i cittadini. Nella passata primavera gli italiani hanno obbedito in modo rigoroso a un provvedimento di chiusura del Paese che non aveva precedenti.

Ma la realtà autunnale è molto più caotica. Lo stato di emergenza del Paese – approvato lo scorso marzo e inizialmente previsto fino allo scorso luglio, andrà avanti almeno fino al 31 gennaio 2021. Inoltre, da ieri e fino al 15 ottobre, in tutto il territorio nazionale la mascherina è diventata obbligatoria al chiuso e all’aperto. In realtà, in anticipo rispetto al provvedimento nazionale, ordinanze sull’uso della mascherina all’aperto erano già state emanate nel Lazio, in Campania, Calabria e parte della Liguria.

I costituzionalisti ci spiegano che la sanità è materia regionale, ed è quindi normale e legittimo che ciascuna regione prenda le sue iniziative. I cittadini si sentono persi e hanno bisogno di un gesto di responsabilità a tutti i livelli di governo. Si evitino gli ingorghi decisionali tra i diversi livelli territoriali. Si utilizzi la conferenza Stato-Regione o un altro consesso istituzionale per evitare in futuro il federalismo della mascherina. Stato e Regioni si diano un modus operandi semplice che permetta di prendere provvedimenti chiari, semplici e facilmente spiegabili ai cittadini.

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