L’impegno «di migliorare la preparazione, le competenze dei nostri giovani deve essere sentito da tutti, non è un problema che riguarda un solo pezzetto di società. Quanto emerso dagli esiti dei test Invalsi deve stimolare tutti noi ad agire in fretta. Dobbiamo lavorare per obiettivi e in questo l’università può dare una mano». Lo dice in un’intervista al Messaggero, il ministra all’Università, Maria Cristina Messa.
Come Governo, «oltre alle risorse che in ordinario come ministero dell’Università e della ricerca destiniamo alle università per attività di sostegno e tutorato, abbiamo stanziato nei vari decreti ristori i fondi per aiutare gli studenti che arrivano all’università a recuperare competenze e conoscenze attraverso un tutoraggio continuo, attraverso forme varie che ogni università decide di proporre», aggiunge.
Nel Pnrr, la misura destinata all’orientamento attivo dei ragazzi, con 250 milioni di euro di investimento, «ha l’obiettivo di facilitare e incoraggiare il passaggio dalla scuola secondaria superiore all’università e, allo stesso tempo, intervenire sugli abbandoni universitari negli anni successivi, iniziando con un programma che parta già dalla terza superiore».
Evitare l’abbandono degli studi «è la sfida dell’università in generale ma anche dell’intero sistema della formazione. Ne siamo consapevoli e ci stiamo lavorando come sistema, insieme ai ministeri e insieme anche al mondo del lavoro». La sfida è «riuscire a immaginare le competenze che serviranno tra cinque o dieci anni, in modo da prevedere corsi e percorsi di laurea che sappiamo rispondere alle esigenze emergenti».