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Massimo Cacciari (La Stampa): «Oggi i Tecnici sono la nostra ancora di salvezza. Ma è un’illusione credere che possano sostituire l’agire politico»

Sulla Stampa, Massimo Cacciari afferma che è giunto il momento di analizzare senza pregiudizi ciò che sta prendendo corpo oggi in Italia a livello di governo, nei rapporti tra tecnici e politici: ovvero «la tendenza prepotente all’accentramento delle decisioni fondamentali in organismi tecnico-amministrativi, formati da competenze le quali, per ovvi motivi, non potrebbero mai nascere spontaneamente dall’agone politico, o essere espressione di qualche maggioranza parlamentare».

«Competenze che si ritengono necessarie per affrontare la permanente crisi in cui versa il nostro mondo. Ora, il Tecnico può produrre soltanto ciò che appartiene alla sua natura. Come un cavallo non potrà mai generare un elefante, così il Tecnico, in quanto tale, non potrà mai produrre “grandi riforme”, qualunque sia il loro colore».

«Il Tecnico amministra la situazione di fatto. Lo strapotere di cui essi ora godono ha un significato storico-culturale molto preciso e di immensa portata: che il Politico non riesce più a costruire alcun fine, che non dispone più di alcuna idea di portata strategica intorno a cui definire finalità innovative. E diviene allora senso comune che le cose debbano continuare così, solo amministrate meglio, razionalizzate».

«Ed è molto, anzi: moltissimo, è probabilmente ciò che tutti ormai chiediamo. Non si tratta affatto di una critica “apocalittica” al potere del Tecnico – precisa Cacciari -. Esattamente l’opposto: oggi esso rappresenta forse la nostra ancora di salvezza. Così, certo, hanno pensato i nostri due ultimi presidenti della Repubblica, che hanno nominato due “fuori-classe politica” a capo dell’esecutivo. Ma è un’illusione credere che il Tecnico possa sostituire l’agire politico: la sua potenza non rappresenta che la decadenza di quest’ultimo».

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