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[Lo scenario] Lo studio dell’Istituto di ricerca Cattaneo: «Ecco cosa succederà alle elezioni 2022»

Nell’analisi svolta dall’Istituto Cattaneo a cura di Salvatore Vassallo e Rinaldo Vignati viene proposta una stima dei risultati assumendo che i sondaggi rilevino correttamente le attuali intenzioni di voto, che la coalizione di centrosinistra includa tutte le forze politiche in qualche modo vicine al PD (tranne il M5S) e che la distribuzione territoriale dei consensi rifletta quella registrata alle europee del 2019.

I numeri che spiegano le elezioni anticipate e faranno capire chi conta nei partiti

Delle varie motivazioni che hanno portato ad una brusca conclusione della legislatura quella documentata nei dati che seguono è la più semplice e dunque con tutta probabilità la principale. Mario Draghi aveva anticipato che in assenza della fiducia da parte del Movimento 5 Stelle si sarebbe dimesso. I leader PD avevano avvertito che una tale circostanza avrebbe reso impossibile una alleanza elettorale del M5S con il centrosinistra. Nel momento in cui Giuseppe Conte ha posto condizioni considerate irricevibili dal Presidente del Consiglio creando le premesse per una crisi di governo, il centrodestra ha colto l’occasione per andare immediatamente al voto, in un frangente che rende assai probabile una sua netta vittoria con la conquista della maggioranza assoluta dei seggi.

In base alla legge elettorale in vigore, dopo la riduzione del numero complessivo dei parlamentari, 245 seggi per la Camera dei deputati (122 per il Senato) sono assegnati in collegi plurinominali su base proporzionale, 147 sono assegnati in collegi uninominali (74 per il Senato) con metodo maggioritario (in ciascun collegio vince il seggio il/la candidato/a prende più voti), 8 su base proporzionale (4 per il Senato) nella circoscrizione degli italiani residenti all’estero.

La ripartizione complessiva dei seggi della quota proporzionale avviene in prima battuta al livello nazionale tra le coalizioni, poi tra i partiti che hanno ottenuto almeno il 3% dei voti. Poi questi seggi vengono attribuiti a coalizioni/partiti nelle circoscrizioni, infine assegnati ai candidati presenti nelle liste dei collegi plurinominali. Ad esempio, per l’assegnazione dei seggi in quota proporzionale della Camera, la Lombardia è divisa in 4 circoscrizioni e 7 collegi plurinominali; la Basilicata ha una sola circoscrizione e un solo collegio plurinominale. Questo sistema rende non del tutto prevedibile in quale collegio plurinominale verranno assegnati i seggi e quindi quali candidati risulteranno eletti. Rende però semplice prevedere quanti seggi otterrà nel complesso ciascuna coalizione se i risultati si avvicineranno alle intenzioni di voto registrate oggi dai sondaggi.

“Ciò premesso, abbiamo prodotto la stima che a nostro avviso risulta più affidabile sulla base dei dati disponibili. Non è peraltro detto che nelle prossime settimane saranno disponibili dati molti migliori perché i tempi della campagna sono brevi, nel mese di agosto è difficile condurre sondaggi rappresentativi dell’elettorato italiano e in ogni caso eventuali scostamenti dalle tendenze rilevate nei mesi precedenti potrebbero riguardare più i singoli partiti che le tre principali aree politiche considerate in questa stima. Inoltre, la situazione di partenza pare tale che solo cambiamenti davvero drastici nelle intenzioni di voto potrebbero portare a un risultato sostanzialmente diverso” spiega l’istituto Cattaneo nel suo report.

“Per stimare i risultati nei collegi uninominali abbiamo considerato i voti espressi in occasione delle Europee 2019: le più recenti elezioni generali nelle quali si era già verificato il principale flusso di voti rispetto alle politiche del 2018 di cui è necessario tenere conto, cioè il passaggio o il ritorno verso il centrodestra di una metà circa dell’elettorato pentastellato”.

“Dopo di allora, i sondaggi hanno segnalato vistosi spostamenti tra partiti della stessa area politica, ed in particolare dalla Lega a FDI, ma un equilibrio abbastanza stabile tra le aree. In base ai sondaggi, possiamo ora attenderci lo spostamento di circa un terzo degli elettori che nel 2019 hanno votato per il M5S verso il centrosinistra o verso l’astensione. Poiché le nostre stime sono riferite ai risultati attesi per le tre aree politiche (centrodestra, centrosinistra, M5S), i dati delle europee 2019 sono un buon indicatore della distribuzione territoriale dei consensi. In ogni caso, il migliore disponibile, dato che i sondaggi non possono produrre stime ugualmente dettagliate sul piano territoriale”.

“Abbiamo ipotizzato che nella coalizione di centrosinistra convergano (vengano ammessi) tutte le forze politiche per cui sono state rilevate le intenzioni di voto nel mese di luglio in qualche modo prossime al PD: Sinistra, Verdi, Azione (Calenda), Italia Viva (Renzi), Insieme per il Futuro (Di Maio). Nel complesso, considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati in luglio, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale (ottennero il 50% dei consensi alle europee; sembra aver perso qualche punto percentuale a favore del movimento Italexit), al complesso dei soggetti di “centrosinistra” viene accreditato il circa il 36% delle intenzioni di voto (avevano preso il 30% alle europee), al M5S circa l’11% (aveva ottenuto il 17%)”.

“Abbiamo quindi ricalibrato i dati delle europee per adeguare il risultato complessivo a quello stimato dai sondaggi, assumendo che i principali flussi rispetto alle europee citati in precedenza si verifichino in maniera uniforme nei vari territori. Possiamo così proporre una stima della distribuzione dei seggi e della contendibilità dei collegi uninominali. Come si può notare, il Movimento 5 Stelle non sembra avere chance di competere in nessuno di essi”.

“Al netto dei collegi della provincia di Bolzano, storicamente appannaggio del Partito Popolare Sudtirolese, in tutti gli altri la competizione sembra destinata ad assumere una dinamica bipolare. Tuttavia, la mancata alleanza tra PD e M5S potrebbe consentire al centrodestra di prevalere in circa il 70% dei collegi uninominali di Camera e Senato. I collegi blindati per il centrosinistra risulterebbero confinati in una parte della ex zona rossa (Emilia-Romagna, Toscana) e nelle grandi città (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli). Se ciò si verificasse, FDI, Lega e FI otterrebbero una confortevole maggioranza assoluta di seggi sia alla Camera che al Senato”.

“Stime simili a quella qui esposta sono state certamente commissionate anche da leader di partito per orientare la compilazione delle liste. Quindi, dai nomi di chi sarà collocato in posizioni più o meno sicure si capirà, ad esempio, quanto è ampia la delega di cui dispone Enrico Letta nel PD per creare un gruppo parlamentare in sintonia con la sua agenda o quale sarà il grado di continuità/innovazione che Giorgia Meloni imprimerà rispetto al nucleo originario di FDI oggi prevalente”.

Tab 1. Stima della distribuzione complessiva dei seggi per la Camera dei deputati in base alla distribuzione territoriale del voto registrata alle Europee 2019 e dei sondaggi sulle intenzioni di voto per i partiti del luglio 2022.

 Camera dei DeputatiCSM5SCDAltriTotale
  Seggi quota proporzionale  96  28  121   245
Seggi collegi uninominali4201032147
Seggi circoscrizione estero314 8
TOTALE141292282400
%35,37,357,00,5100,0
SenatoCSM5SCDAltriTotale
  Seggi quota proporzionale  48  13  61   122
Seggi collegi uninominali18054274
Seggi circoscrizione estero202 4
TOTALE68131172200
%34,06,558,51,0100,0
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