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L’economista Nando Pagnoncelli: “Gli italiani sono preoccupati per le “poli-crisi” ma non rinunciano ai consumi gratificanti”

Le famiglie italiane negli ultimi tre anni hanno vissuto una inedita concentrazione e convergenza di eventi critici, viaggiando a bordo di un vero e proprio ottovolante: tra aperture e chiusure, tra ottimismo e pessimismo, tra speranze e delusioni.

Archiviato il 2021 “felix”, il 2022 e i primi mesi di quest’anno sono all’insegna della preoccupazione e del pessimismo, con 4 cittadini su 10 (38%) pessimisti sulla situazione del Paese a sei mesi, solo un quarto (26%) che intravvede possibilità di miglioramento e il 37% che non si attende cambiamenti significativi entro l’estate.

Considerando il medesimo periodo (i prossimi sei mesi) la situazione personale riflette quella del Paese, con la prevalenza di previsioni negative sulle positive (33% vs 24%).

In questo quadro, i temi economici e di protezione sociale rappresentano le priorità dei cittadini i quali, a differenza di quanto avvenuto in occasione di precedenti crisi, non hanno adottato comportamenti improntati all’austerità ma sono intervenuti sui loro consumi con flessibilità e spirito di adattamento, grazie anche ai risparmi accumulati nel biennio, più o meno forzosamente.

In termini di comportamenti di consumo, sui tagli lineari alla spesa prevale la ricerca di un nuovo equilibrio tra quantità e qualità (a questo secondo elemento, anche alla luce della nuova sensibilità, molti non intendono più rinunciare), spesso guidata dall’esigenza di cercare momenti di gratificazione personale e familiare.

Non a caso i consumi “fuori casa” (viaggi, consumi culturali, ristoranti, ecc.), a differenza di quanto avvenne in occasione di precedenti crisi, non accennano a diminuire in misura significativa.

Una famosa frase che nel 2011 segnò l’inizio della caduta della popolarità di Berlusconi (“I ristoranti sono pieni”) potrebbe essere oggi riesumata, assegnandole però un significato diverso: non si tratta di negare la crisi, ma di osservare come, di fronte alle prospettive incerte, gran parte degli italiani possa trovare nei consumi, molti dei quali selettivi e di qualità, un elemento di compensazione rispetto al sentiment generale.

Infatti, la convergenza delle crisi, o poli-crisi come a qualcuno piace definirle, ha inciso fortemente sulle condizioni emotive dei cittadini, determinando un diffuso senso di affaticamento accentuato dalla condizione di “transizione permanente” che genera reazioni ambivalenti nelle persone: aspettative di miglioramento, ma anche ansia per il cambiamento e per l’incertezza futura in assenza di approdi certi.

Entriamo quindi in una ennesima nuova condizione in cui sembra assodato che le capacità di fare previsioni basate su evoluzioni lineari sono entrate in crisi.

È quindi cruciale dotarsi di attrezzatura “leggera” per governare la persistente incertezza e adeguarsi rapidamente ai cambiamenti di rotta.

Possiamo dire che si chiude il tempo della resilienza (uno dei termini più abusati negli ultimi anni) e si apre un periodo all’insegna dell’agilità.

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