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Leandri (Mps): «Dalla nostra banca 10 miliardi a sostegno dell’economia. Siamo in grado di assorbire nuovi Npl»

Banca Mps ha fatto un grande lavoro sui crediti deteriorati e per questo sarà in grado di resistere a un eventuale incremento che si dovesse determinare a causa della crisi innescata dalla pandemia da coronavirus. Lo ha detto Fabrizio Leandri, chief lending officer di Monte dei Paschi di Siena, durante un’audizione davanti alla commissione di inchiesta sulle banche.

“Sugli Npl abbiamo fatto un lavoro importante. Oggi siamo all’11,8%”, dopo l’accordo con Amco “arriviamo al 4%, quindi riteniamo di avere capacità di resilienza per assorbire anche un incremento di Npl” che potrebbe registrarsi a causa della crisi generata dalla pandemia, ha spiegato Leandri sottolineando che la banca ha raggiunto l’obiettivo di un Npe ratio al 12,9%, raggiunto da Mps a fine 2019, “con due anni di anticipo” rispetto al 2021 previsto dal piano di ristrutturazione approvato dalla Ue nel 2017.

Leandri ha poi ricordato l’accordo con Amco per la scissione del bilancio attivo e passivo per 8 miliardi di cui “4 miliardi di Npl netti”, approvato in via definitiva dalla Bce il 2 settembre scorso. Banca Mps, ha messo in evidenza il responsabile crediti di Rocca Salimbeni, ha un totale attivo di 140 miliardi di euro, “siamo la quarta banca per totale attivo in Italia”.

Mps ha finanziamenti alla clientela “per 85 miliardi, 100 miliardi di raccolta diretta e altrettanti indiretta e in questo momento abbiamo 380mila mutui a famiglie per circa 30 miliardi. Siamo una banca di dimensioni importanti per il tessuto produttivo italiano”. La banca stima che entro fine anno il sostegno dato all’economia “sarà di poco inferiore a 10 miliardi”.

Mps “rappresenta il 5,9% del totale delle domande di finanziamenti a Mediocredito Centrale”, una percentuale “più alta della nostra quota di mercato”. Mps, ha proseguito, ha sospeso il 5,1% dei propri prestiti per fronteggiare l’emergenza, “una percentuale superiore alla quota di mercato della banca pari al 4,8%”. Questi numeri dimostrano che “abbiamo avuto una capacità di reazione e di sostegno all’economia superiore a quella che era la nostra quota di mercato”.

La banca ha erogato 55mila finanziamenti fino a 30.000 euro, a fronte di 60mila richieste deliberate, il 92%. Il tempo di erogazione dei finanziamenti è in media di 5 giorni, il tasso di interesse è all’1,4%, mentre la durata media dei prestiti è di 6 anni. Quando è scoppiata la pandemia, la banca è intervenuta immediatamente a sostegno della propria clientela.

“Il decreto Cura Italia è del 17 marzo; il 24 marzo, cinque giorni dopo, la banca ha bloccato, in modo massivo, le rate dei finanziamenti di tutti i clienti che ne hanno fatto richiesta. Da quel momento, a ogni richiesta la banca bloccava immediatamente la rata, come stabilito dal consiglio di amministrazione”, ha precisato Leandri sottolineando che “abbiamo avuto subito un approccio che privilegiasse la tempestività”, portato avanti in un modo che “l’azione fosse governata per capire l’impatto su nostro portafoglio”; lo “abbiamo fatto con la massima trasparenza”.

“Per le famiglie e le piccole imprese abbiamo sospeso la classificazione a sofferenza, abbiamo disattivato i meccanismi automatici” di classificazione di crediti in sofferenza che potessero mettere in difficoltà i clienti, “con massima trasparenza con le autorità”, anche per “tutelare il nostro portafoglio”.

Adesso la banca ha avviato un’indagine per valutare le prospettive per i clienti che hanno fruito delle misure per contrastare l’impatto del covid. Tutte le sospensioni delle rate “che abbiamo fatto danno il senso dell’importanza del lavoro svolto ma anche delle criticità del contesto nazionale”.

Parlando dei possibili miglioramenti alle misure di sostegno alla liquidità, Leandri ha spiegato che si potrebbe valutare di estenderle anche agli Utp, che al momento sono esclusi, includendoli “in circostanze ben mirate”, mentre per i prestiti Sace si potrebbe considerare una durata più lunga.

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