La riduzione delle stime di crescita del Pil Ue e italiano da parte della Commissione europea «colpisce maggiormente che questo dato è stato accolto dai mezzi di comunicazione e dalla politica con sorpresa, il che pare ingiustificato». Ne parla Domenico Siniscalco su Repubblica. «La minor crescita, infatti era largamente prevedibile, e solo in piccola parte è responsabilità del nostro governo. Innanzitutto, il contesto: tutta l’Europa va peggio e la Germania è addirittura in recessione probabilmente anche a causa del cattivo andamento della Cina».
«In un Europa in difficoltà, è improbabile che il ritmo di crescita di un paese rimanga invariato. A livello Europeo, peraltro, i tassi di interesse restano elevati e rischiano di essere ancora alzati nella riunione del 14 settembre. L’inflazione, pur essendo crollata dal 10,6% dell’anno scorso, continua a restare al 5,9% con quella dell’anno prossimo al 2,9%. Un canale di trasmissione della politica monetaria è rappresentato dal rallentamento dell’economia. La politica monetaria» ricorda Siniscalco «funziona proprio perché l’economia rallenta. Certamente, l’arte delle banche centrali consiste nel frenare l’inflazione senza ammazzare l’attività economica. Ma dall’Europa agli Usa l’economia rallenta, anche se forse eviterà una recessione conclamata. Infine, in Italia, occorre tenere presente il rallentamento del reddito disponibile dovuto all’arresto progressivo di politiche economiche insostenibili».
«Domani la Banca Centrale Europea deciderà sui tassi ed è probabile (anche se non certo) che li rialzi. Ma per il resto tocca alla politica fiscale dove le luci si combinano alle ombre. La prima buona notizia, in quest’ambito, viene dallo sblocco della terza rata del Pnrr per l’Italia, che consentirà di procedere nei piani di investimento finanziati con il Next Generation Eu. E questa notizia non è di poco conto. Ma, per il resto, la palla è nel campo del Mef e del ministro Giorgetti che dovranno costruire una manovra espansiva fin dove permesso. Ricordando» conclude «che è necessario utilizzare ogni stimolo e soprattutto ogni liberalizzazione per spingere la crescita fin dove possibile, con una politica fiscale che dev’essere in ogni modo anticiclica».