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La denuncia di Cnel-Thea: solo il 33% dei detenuti lavora, bisogna dare più opportunità | L’analisi

Solo il 33% dei detenuti in Italia è coinvolto in attività lavorative, di cui l’85% alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, spesso in ruoli a basso valore aggiunto.

È quanto emerge dal Paper ‘Recidiva Zero. Istruzione, Formazione e Lavoro in Carcere: dalle esperienze progettuali alle azioni di sistema’, realizzato da TEHA per conto del CNEL – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.

“La promozione della reintegrazione sociale dei detenuti attraverso l’istruzione, la formazione e l’accesso al lavoro è quindi più urgente che mai.

L’assenza di opportunità lavorative – si legge – per i detenuti priva lo Stato di un possibile ritorno sul pil fino a 480 milioni di euro”.

Il paper sottolinea inoltre la necessità di incrementare la collaborazione tra il mondo delle carceri e il sistema delle imprese attraverso Partnership Pubblico-Private.

Queste collaborazioni costituiscono strumenti fondamentali per permettere ai detenuti di acquisire competenze professionali spendibili sul mercato del lavoro, migliorando le loro prospettive di reintegrazione.

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