Dal Rapporto Terzo Settore 2024, intitolato Protagonista della crescita e della coesione sociale del Paese: evoluzione e sfide, emerge l’importanza del Terzo Settore per l’economia e la coesione sociale del Paese: nella sua accezione più ampia, infatti, si stima che il Non Profit abbia un valore economico annuo di €84 miliardi, pari al 4,4% del Pil.
Il Terzo Settore “potenziale”, comprendente gli enti non ancora iscritti ma abilitati a iscriversi, è ben più numeroso: è costituito da oltre 300 mila organizzazioni, con 830 mila lavoratori dipendenti e 4,2 milioni di volontari.
Secondo lo studio, la maggior parte degli enti è di piccola o piccolissima dimensione economica (la media unitaria delle entrate è di 142 mila l’anno).
La mancanza o l’incostanza dei finanziamenti può minare la sopravvivenza degli enti, e rappresenta la più grande sfida con cui le organizzazioni si confrontano.
Il 59,8% degli enti non supera i 30 mila di entrate annue e il 28,9% ha entrate comprese tra i 30mila e i 200 mila.
L’apporto del Terzo Settore all’occupazione e alla coesione sociale del Paese è significativo: il Non Profit tout court conta 360mila organizzazioni con circa 900mila lavoratori dipendenti (circa il 5% del totale nazionale), con un incremento di oltre 200mila dipendenti in dieci anni, a cui vanno ad aggiungersi 4,6 milioni di volontari, circa il 9% degli italiani con più di 14 anni.
La quota di donne sul totale dei dipendenti è del 57,2%, ben 18 punti in più rispetto alla media generale delle imprese.
La quota di lavoratori dipendenti under 35 nel Terzo Settore si attesta al 20,2%, mentre la quota più numerosa è rappresentata dai 36-45enni (32,4%).
La presenza dei giovani volontari è limitata: la quota di under 35 sul totale dei volontari è mediamente del 22,8%.
Il Terzo Settore oggi è in grado di contribuire al rinnovamento generale dei sistemi di welfare del nostro Paese, grazie alla maturità che ha raggiunto e alla sua diffusione nel territorio.
Con i loro servizi sociali, gli enti infatti sono vicini alle famiglie e in grado di offrire soluzioni puntuali ai bisogni emergenti.
Secondo la ricerca, il 62% degli enti del Terzo Settore fornisce servizi alle persone (circa 180-190 mila organizzazioni).
Complessivamente il 45% degli enti offre servizi alla generalità delle persone, mentre il 16,9% si occupa di specifiche categorie di fragilità sociale quali disabilità, isolamento, discriminazione, difficoltà economico-lavorativa.
Per Barbara Lucini, responsabile Country Sustainability & Social Responsibility di Generali Italia e Piero Fusco, responsabile Business Unit Enti Religiosi e Terzo Settore di Generali Italia, “in un contesto caratterizzato da rapidi mutamenti tecnologici e sociali che rischiano di frammentare la società, il Terzo Settore genera coesione.
Questa seconda edizione del Rapporto evidenzia l’apporto determinante della riforma del Terzo Settore nel favorire la professionalizzazione di questo universo che, nel suo complesso, vale circa il 4,4% del Pil nazionale e contribuisce in maniera decisiva alla crescita e all’innovazione sociale del Paese.
L’indagine mette in luce la necessità di una nuova partnership tra il Terzo Settore, il pubblico e le imprese private, per rinnovare questo mondo”.