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Giampaolo Galli (economista): «Vi spiego perché sui rincari delle materie prime il Governo non deve fare nulla»

«Di fronte ai rincari delle materie prime, alcune associazioni d’impresa stanno chiedendo aiuto al governo. Si segnalano in particolare la filiera dell’edilizia e quella alimentare. I rincari, come già segnalato su Inpiù, ci sono e sono molto consistenti. Già all’inizio di giugno, in un’audizione alla Camera, l’Ance aveva segnalato rincari del +150% per l’acciaio tondo per cemento armato, del +129% per il polietilene, del +30% per il rame. Quanto alla filiera alimentare, i rincari, rispetto a un anno fa, sono del 48% per il complesso delle materie prime alimentari, del 76% per gli olii alimentari del 46% per i cereali. Ci sono punte del 119% per la soia, del 112% per il mais, del 94% per l’olio di cocco», sostiene l’economista Giampaolo Galli.

«Che può fare il governo? Nei casi in cui c’è un mercato libero, il governo non dovrebbe fare nulla. Le imprese alimentari aumenteranno un po’ i prezzi finali e i consumatori decideranno cosa fare, se pagare il prezzo più alto o acquistare altri prodotti. Ad esempio, sono scesi, persino rispetto ai valori molto bassi dell’anno scorso, i prezzi di the, arance, banane e riso. Le stesse imprese dovranno modificare la combinazione di input produttivi in modo da trovare le migliori combinazioni qualità/prezzo compatibili con le nuove realtà di mercato», prosegue nel suo intervento pubblicato sulla rivista web Inpiù.net.

«Diversa è la situazione per gli appalti pubblici, nel caso in cui non ci siano clausole di adeguamento prezzi. Entro certi limiti, l’assenza di queste clausole fa parte del gioco: le imprese che hanno vinto le gare sapevano che andavano incontro a qualche rischio. Quando però i costi totali crescono del 60% e più, il governo non può rimanere indifferente. Il rischio è che si fermino lavori essenziali come quelli legati alle ricostruzioni nelle zone terremotate. L’auspicio» conclude Galli, «è che si faccia una norma che consenta di adeguare i prezzi, dove necessario, e che non ci si inventino nuovi sussidi temporanei in un paese in cui, come diceva Prezzolini, non c’è nulla di più definitivo del provvisorio».

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