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Giuseppe Conte: «Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non sarà una cattedrale sulla carta, ma sono necessarie corsie preferenziali per semplificare burocrazia e una struttura adeguata a garantire l’attuazione dei progetti»

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che l’Italia presenterà alla Commissione Europea per avere i finanziamenti del “Next Generation EU” non sarà «una cattedrale sulla carta», ma risponderà a tutte le priorità europee per la ripresa economica e la nuova strategia di crescita basata sulla doppia transizione verde e digitale.

Esso rappresenta un’occasione unica per modernizzare il Paese, affrontando le carenze strutturali del sistema, riformando la giustizia penale, amministrativa e tributaria, caratterizzate da procedimenti troppo lenti.  Rivoluzionando, infine, la Pubblica Amministrazione, non solo con la digitalizzazione, ma anche con un turnover dei dipendenti e l’innesto di energie giovani e di nuove competenze professionali specializzate.

Ciò è, in estrema sintesi, quanto spiegato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un intervento a conclusione della videoconferenza “Nuovo bilancio e Next Generation EU: un piano europeo per far ripartire l’Italia”, organizzata dal Parlamento Europeo. 

In questa occasione, Conte ha anche confermato che il Piano predisporrà di «canali preferenziali» per velocizzare le procedure di realizzazione dei progetti che beneficeranno degli investimenti europei e di «una struttura che ne garantisca davvero l’attuazione».

«Abbiamo individuato», ha sottolineato il Presidente del Consiglio, «quattro linee di indirizzo strategiche: modernizzazione del Paese, transizione ecologica, inclusione sociale e territoriale e parità di genere». Il Piano, ha continuato, «prevede sei missioni che corrispondono pienamente alle priorità di azione dell’Unione Europea: digitalizzazione, innovazione competitività e cultura; rivoluzione verde, transizione ecologica e infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; parità di genere; coesione sociale e territoriale; salute». 

Oltre ai progetti in cui investire per rilanciare l’economia, il Piano conterrà le riforme strutturali indicate nelle Raccomandazioni specifiche per paese della Commissione Europea. «Non solo miglioreremo e modernizzeremo il Paese» ha precisato Conte, «ma ovviamente interverremo anche a raccogliere quelle che sono le “Country specific recommandation” dell’Unione Europea, vale a dire quelle segnalazioni che evidenziano le carenze strutturali del nostro paese. E quindi quelle tradizionali deficienze dei nostri comparti essenziali, e della macchina anche amministrativa, della Pubblica Amministrazione, che compromettono l’efficienza dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese, e che esprimono delle chiare manchevolezze di sistema. Lì dobbiamo intervenire non meno che in altri settori».

«La Pubblica Amministrazione ad esempio», ha sottolineato il Presidente del Consiglio, «dovremo completamente rivoluzionarla, in termini di digitalizzazione e semplificazione dei procedimenti burocratici, e di innesto delle nuove competenze. Abbiamo una soglia anagrafica nel pubblico impiego che è effettivamente molto alta, intorno ai 50 anni. Quindi questo è il momento per operare un turnover che non sia una generica immissione di nuova forza lavoro nella Pubblica Amministrazione, ma innesti di professionalità che attualmente mancano», in particolare «in termini di competenze digitali». 

«Ci sono alcuni ministeri, e non faccio i nomi, in cui non c’è uno statistico, non c’è un ingegnere organizzativo, non c’è un matematico. Anche lì, occorrono competenze molto specialistiche. Oggi non si può operare una seria programmazione economica e sociale senza avere attorno al tavolo queste figure specializzate. Quindi sarà questa l’occasione per colmare queste lacune».

«Come sarà l’occasione», ha aggiunto, «per colmare tutte le lacune del nostro sistema Giustizia. È un sistema che dal punto di vista della qualità posso assicurare, io che ho una esperienza pregressa nel campo, che ha un livello molto elevato. Però i tempi della giustizia sono molto lenti, sono rallentati. Ne va della competitività del Paese. Se vogliamo attrarre gli investimenti anche stranieri dobbiamo riformare al più presto il Codice del processo civile e il Codice del processo penale, oltre che, attenzione, anche la giustizia tributaria».

«Oggi» ha lamentato Conte, ci vogliono «otto, nove, dieci anni per degli accertamenti che sono essenziali per un operatore economico, il quale ha bisogno di certezza. Non può accantonare nel bilancio somme per otto, nove, dieci anni in attesa che si concluda un percorso di accertamento giudiziale definitivo». 

«Se ragioniamo in termini di sistema, l’Italia dovrà essere in prima linea, in trincea per cogliere tutte le potenzialità e le opportunità che l’Unione Europea ha messo a sua disposizione. E da questo punto di vista il Piano Nazionale sarà, come ho anticipato, sicuramente condiviso a tutti i livelli; ma dovrà anche offrire alla comunità interna e alla comunità europea tutte le garanzie di essere non una cattedrale scritta su fogli e pezzi di carta, ma un piano efficace, da tradurre assolutamente nel rispetto dei tempi che vengono preannunciati». 

«Ecco perché», ha affermato il premier, «dovremo avere canali preferenziali per la realizzazione di questi investimenti e il completamento delle opere che verranno indicate. Preferenziale significa semplificazione burocratica dei percorsi normativi; e anche, evidentemente, una struttura che ne possa garantire l’attuazione in tempi adeguati con tutte le pubbliche amministrazioni centrali e territoriali che sono coinvolte». 

«Quindi» ha concluso «lavoriamo alla transizione digitale, lavoriamo alla transizione verde, e lavoriamo anche alle sfide che spettano all’Italia per il prossimo anno. Queste sfide l’Italia le accoglie con grande responsabilità, grande coraggio e con determinazione». 

Sulla necessità di prevedere per l’Italia delle “corsie preferenziali” per realizzare i progetti del piano di ripresa e resilienza si era soffermato anche Paolo Gentiloni, Commissario Europeo all’Economia, avvertendo che altrimenti «il Piano rischia di rimanere ingolfato nel traffico dei ricorsi, dei ritardi, delle strozzature burocratiche. So che il governo ne sta discutendo, se ne sta occupando, ma è molto importante», aveva sottolineato.

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