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Andrea Siviero (Investment Strategist): «La crisi economica innescata dal Covid avrà ripercussioni più profonde ma meno durature di quella del 2008»

«La crisi finanziaria del 2008 era una crisi sistemica, innescata da uno shock endogeno. Quella attuale legata alla pandemia da coronavirus, al contrario, è stata innescata da uno shock esogeno paragonabile a una catastrofe naturale o a una guerra. Finora, la politica economica ha offerto un forte sostegno, mentre il settore finanziario non solo è rimasto relativamente indenne, ma ha anche beneficiato di strumenti di politica monetaria molto favorevoli. Di conseguenza, ci attendiamo che le ripercussioni della crisi saranno più profonde, ma meno durature di quelle osservate a seguito della crisi finanziaria globale del decennio scorso». Questa l’analisi di Andrea Siviero, Investment Strategist di Ethenea Independent Investors Sa, su “La mia finanza”.

«La crisi del 2008 fu innescata dalla concorrenza di diversi fattori sistemici», spiega Siviero, «quali la deregolamentazione finanziaria, una lunga fase di politica monetaria accomodante, l’esplosione del credito e un indebitamento elevato, a cui si sono aggiunte le ripercussioni di profondi e crescenti squilibri globali. Dopo una crisi finanziaria, le economie hanno bisogno di tempo e di adeguati interventi politici per poter consolidare i propri bilanci e ridurre l’indebitamento dovuto all’esplosione del credito. Tuttavia, in quell’occasione la politica fiscale non ha offerto un sostegno sufficiente a causa delle preoccupazioni legate all’elevato indebitamento privato e pubblico. La Bce addirittura alzò i tassi d’interesse, allarmata dal temporaneo aumento dell’inflazione».

«Oggi la situazione appare meno critica nel lungo termine, ma la crisi continuerà comunque a esercitare significative ripercussioni nel medio termine. È probabile che il risparmio aumenterà e che le spese per consumi, soprattutto nel settore dei servizi e in altri ambiti penalizzati dal distanziamento sociale, rimarranno moderate ancora per qualche tempo. Le persistenti incertezze e i problemi di bilancio continueranno a gravare sugli investimenti aziendali e anche il mercato del lavoro avrà bisogno di tempo per riprendersi».

«Il nostro scenario di base per il 2021 è quello di una ripresa economica graduale, sostenuta dai progressi nello sviluppo di vaccini efficaci contro il Covid-19 e dal perdurare di una politica economica espansiva», precisa Siviero. «Questi elementi dovrebbero tornare a favorire la propensione al rischio degli investitori, sostenendo i mercati azionari ma anche quelli di altri asset rischiosi, tra cui le obbligazioni societarie e i titoli high yield. Uno scenario positivo anche per i paesi emergenti, le cui economie beneficerebbero di nuovi afflussi di capitali. Anche i rendimenti dei titoli di Stato dovrebbero aumentare dopo i livelli estremamente bassi toccati a seguito della crisi da coronavirus».

«Considerati tuttavia i bassi tassi d’inflazione e le incertezze riguardo alla ripresa economica e all’indebitamento elevato, è plausibile che le banche centrali si muoveranno con grande cautela, assumendo un atteggiamento attendista prima di rialzare i tassi, evitando così anche un incremento dei rendimenti che potrebbe frenare prematuramente la ripresa».

«Tuttavia, questo scenario positivo potrebbe essere minacciato da decisioni politiche errate, incidenti geopolitici, notizie negative sul fronte della pandemia o da una ripresa economica deludente accompagnata da fallimenti societari. La nostra convinzione di base è che lo scenario positivo si protrarrà all’incirca per i primi sei mesi del 2021 e crediamo in ogni caso che il 2021 sarà un anno migliore di quello che lo ha preceduto, sia sul piano umano sia su quello economico».

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