Quasi 800mila persone sono morte nel mondo negli ultimi 30 anni a causa di oltre 9.400 eventi meteorologici estremi. Dominica, Cina e Honduras sono stati i paesi più colpiti da alluvioni, tempeste e ondate di calore dal 1993.
Il Climate Risk Index 2025, pubblicato oggi dall’organizzazione ambientalista Germanwatch, mostra che negli ultimi 30 anni i paesi del Sud Globale sono stati particolarmente colpiti dagli impatti degli eventi meteorologici estremi.
L’indice, retrospettivo, analizza come gli eventi meteorologici estremi legati al clima colpiscano i paesi e li classifica in base agli effetti economici e umani (decessi, feriti, senzatetto e persone colpite), con il paese più colpito classificato al primo posto.
Secondo il rapporto, tra il 1993 e il 2022, si sono verificati più di 9.400 eventi meteorologici estremi che hanno causato la morte di quasi 800mila persone e danni economici per un totale di 4,2 trilioni di dollari Usa (aggiustati per l’inflazione).
Mentre paesi come Cina, India e Filippine sono stati principalmente colpiti da eventi estremi ricorrenti, Dominica, Honduras, Myanmar e Vanuatu sono stati colpiti per lo più da eventi estremi eccezionali.
“La crisi climatica sta diventando sempre più un rischio per la sicurezza globale e deve essere affrontata con azioni multilaterali coraggiose” – dice Laura Schaefer, capo della Divisione per la Politica Climatica Internazionale di Germanwatch – “I leader della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco non possono discutere delle sfide alla sicurezza senza affrontare il cambiamento climatico. Gli ultimi tre decenni mostrano che i paesi del Sud globale sono particolarmente colpiti dagli eventi meteorologici estremi. Se i dati di questi paesi fossero completi quanto quelli di molti paesi del Nord globale, potrebbe emergere un impatto economico e umano ancora maggiore. Ci sono segnali crescenti che stiamo entrando in una fase critica e imprevedibile della crisi climatica, che aggraverà ulteriormente i conflitti, destabilizzerà le società e influenzerà negativamente la sicurezza umana in tutto il mondo.”
Il nuovo Climate Risk Index mostra che l’insufficiente ambizione e azione nella mitigazione e nell’adattamento climatico comportano impatti significativi, anche per i Paesi ad alto reddito.
“I paesi ad alto reddito e ad alte emissioni devono riconoscere l’urgenza di accelerare gli sforzi di mitigazione. Negli ultimi 30 anni, le perdite totali di 4,2 trilioni di dollari sono paragonabili all’intero Pil della Germania. Meno investiamo oggi nella mitigazione e adattamento, più saranno elevati i costi umani ed economici in futuro” – afferma David Eckstein, consigliere Senior per la Finanza Climatica e gli Investimenti presso Germanwatch e co-autore dell’indice.
Italia, Spagna e Grecia sono nella classifica dei dieci Paesi più colpiti a livello mondiale.
L’Italia si colloca al quinto posto negli ultimi 30 anni – si legge nel rapporto – Soprattutto negli ultimi due decenni, il Paese ha sperimentato numerose ondate di calore estremo, con gravi perdite umane ed economiche.
Gli anni 2003 e 2022 sono stati significativi per il loro numero eccezionalmente elevato di morti associate a temperature torride e per danni da siccità, incendi, diminuzione della produzione agricola, danni alle infrastrutture e pressione su servizi alla salute e reti energetiche.
Le forti inondazioni, specialmente lungo il fiume Po, hanno causato ingenti danni come, ad esempio, le alluvioni in Piemonte del 1994 e del 2000.
Nel complesso, l’Italia ha subito perdite economiche per quasi 60 miliardi di dollari e più di 38.000 vittime.
Germanwatch ha rivisto la metodologia dell’indice e lo ha compilato da quest’anno basandosi su dati del Database Internazionale dei Disastri (Em-Dat) sugli eventi meteorologici estremi e dati socio-economici del Fondo Monetario Internazionale (Fmi).
Sebbene l’indice sia compilato basandosi sul database pubblico più completo disponibile, gli autori sottolineano che i paesi del Sud globale sono probabilmente ancora più colpiti di quanto mostrato nell’analisi.
Le conseguenze degli eventi meteorologici estremi sono, infatti, documentate in modo molto più completo e accurato in molte Nazioni industrializzate rispetto ai Paesi più poveri.