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Zuppi e la pace: una speranza possibile | L’analisi di Paolo Mieli

L’annuncio del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che il presidente della Conferenza episcopale italiana tornerà «presto» a Mosca può essere – commenta Paolo Mieli sul Corriere della Sera – un segnale di una qualche importanza.

Un segnale – continua Mieli – per chi spera in una sorpresa positiva nella guerra d’Ucraina.

Il quotidiano della Cei, Avvenire, si è sbilanciato scrivendo che «la tela di pace che il cardinale Matteo Zuppi sta pazientemente tessendo da più di due mesi a questa parte comincia a dare i propri frutti».

Tra i «frutti della tela» si può ipotizzare un incontro di Zuppi con lo stesso Lavrov, anziché – come la volta precedente – con il «consigliere» di Putin Yuri Ushakov e Maria Lvova-Belova.

Di visite nel corso della tessitura della tela, Zuppi ne ha compiute quattro.

In quella a Kiev (6 giugno) è stato ricevuto da Volodymyr Zelensky.

Negli Stati Uniti (17-19 luglio) da Joe Biden.

Invece in Russia (28-29 giugno) dai personaggi minori di cui si è detto.

E a Pechino (giovedì scorso) da Li Hui, un settantenne ex ambasciatore cinese a Mosca, oggi «rappresentante» governativo per gli «affari eurasiatici».

A seguito dell’incontro tra Zuppi e Li Hui, scrive il giornale della Cei, «filtra da parte vaticana ampia soddisfazione».

Di più: il quotidiano cattolico stabilisce un qualche rapporto tra quella «soddisfazione» e l’annuncio di Lavrov.

Il segnale che Putin dovrebbe offrire per entrare in gioco – Zuppi lo ha chiarito fin dall’inizio della propria missione – deve essere la riconsegna a Kiev dei bambini ucraini rapiti nel corso della guerra.

Non sapremmo dire quanto sia solida la tela fin qui tessuta dal presidente della Cei.

Né quanto sia maturo il «frutto» della pace.

Ma se Avvenire scrive che la maturazione è in atto, è assai probabile che stavolta Zuppi otterrà il ritorno a casa di quei bambini. O quanto meno di un numero consistente di loro.

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