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Dobbiamo spendere subito venti miliardi di fondi europei. O li perdiamo | L’analisi

Secondo la CGIA di Mestre, la Commissione Europea ha certificato una spesa complessiva di soli 35 dei 64,8 miliardi a disposizione dell’Italia come fondi di coesione per il periodo 2014-2020. Cifra che comprende anche 17 miliardi di cofinanziamento nazionale, di cui 10 risultano non spesi. Cosicché la spesa effettiva non supera il 54% del totale stanziato (41%  del cofinanziamento nazionale).

Quasi 30 miliardi andrebbero spesi entro il 31 dicembre prossimo, pena la perdita dei fondi europei non spesi, circa 20 miliardi. Colpa dei soliti Comuni, incapaci di spendere per storica inadeguatezza delle loro strutture di pianificazione, progettazione e gestione delle gare d’appalto? Solo in parte. Perché – dice la CGIA – circa 15,6 miliardi non spesi riguardano progetti afferenti al governo centrale e 4,6 alle Regioni.

Insomma, il 67,5% della mancata spesa non dipende dai Comuni. Evidentemente le carenze, quando si tratta di saper spendere, sono ampiamente diffuse a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica.

Lo spiega in una sua analisi l’economista Andrea Boitani.

Per i fondi PNRR dovremmo aver speso circa metà di quanto previsto per la fine del 2022 (20,5 miliardi su 41,4), stando alle previsioni della Nadef dello scorso settembre. La CGIA sostiene che, in questo caso, il ritardo sarebbe soprattutto dovuto all’aumento del costo dei materiali da costruzione “che ha frenato enormemente la realizzazione di molte opere pubbliche, facendo ‘saltare’ molti obiettivi previsti dal PNRR”.

Se così fosse, verrebbe confermato il drammatico errore di non prevedere la possibilità di rivedere i contratti d’appalto per adeguarli ai costi, dedicando a tali adeguamenti un “fondo rischi” apposito cui attingere senza rallentare la realizzazione del piano, conclude Boitani dalle colonne del magazine digitale Inpiù.net.

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