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“Tornare al Dna”. I consigli del manager Andrea Guerra alle imprese per non essere travolte dal Covid19

Come reinventare le aziende e il lavoro dopo l’emergenza sanitaria? Di questo ha parlato Andrea Guerra, manager italiano, con lo youtuber Marco Montemagno di recente in una lunga intervista video trasmessa sui principali canali social.

L’emergenza coronavirus è stata per le aziende e per il mondo del lavoro come una sorta di Check Up che è andato a scandagliare in maniera traumatica lo stato di salute di tantissime imprese.

Nei momenti di crisi e di difficoltà ognuno di noi si concentra sulle cose veramente importanti. Così devono fare le aziende – secondo Guerra – tornare al loro DNA, alla realtà della loro operatività, al motivo di fondo per cui sono sul mercato. Devono ritrovare quegli ideali, quel manifesto su cui hanno fondato la loro azione commerciale, hanno creato il loro ecosistema, e devono riprendere a comunicarlo, a trasmetterlo.

I tre suggerimenti per affrontare la crisi

La ricetta per superare la crisi si basa su tre elementi. Il primo è quello di verificare la resilienza della propria azienda, ossia il proprio stato patrimoniale, la propria liquidità. Un’azienda muore di conto economico in 10-15 anni, ma muore di stato patrimoniale in una notte. In quest’ottica la politica finanziaria monosorgente non funziona più; è preoccupante notare come 45 giorni di lockdown abbiano messo in difficoltà tante imprese. Il modello di azienda “piccola e bella” non funziona più, bisogna avere anche una dimensione economica e finanziaria sempre in crescita.

Il secondo elemento – ad avviso del manager – è la capacità di relazione, di comunicare al proprio ecosistema di vita il manifesto della propria identità. Essere presente attraverso una corretta comunicazione nell’ecosistema che la circonda per un’Azienda è determinante.

Puntare sulla riorganizzazione interna, senza fare delle rivoluzioni aggressive che snaturerebbero il DNA dell’Azienda è il terzo suggerimento di Andrea Guerra. L’obiettivo è quello di mettere le persone giuste al posto giusto, e quelle che fino a ieri potevano essere le persone migliori, oggi potrebbero non esserlo più. Bisogna cercare nuove persone di talento in base al contesto storico, in ogni azienda ce ne sono, e da lì ripartire per riorganizzare i gruppi di lavoro.

Le nuove start-up

La crisi ci ha messi tutto sullo stesso piano, ripartiamo tutti da uno stesso punto. Ma le start up basate su un certo modello di investimento iniziale e su scarsa liquidità non hanno più la possibilità di esistere. L’investitore sano vorrà verificare come l’azienda si è comportata nel momento di difficoltà e darà fiducia a quella realtà.

Uno sguardo all’Italia

Un pensiero poi va anche all’Italia. Per ripartire – sostiene Guerra – deve tenere presente tutte le fasce di lavoratori, non solo quelli incardinati all’interno di sistemi normativo-sindacali spesso superati, e deve avere il coraggio di dare soldi a fondo perduto e non prestiti. In questo momento dove, a chi le sa cogliere, si aprono tantissime opportunità, il settore migliore su cui puntare è senza dubbio il Made in Italy.

Cambierà necessariamente il modello di approccio al mercato globale. La crisi ci ha portato a recuperare il concetto di distanza, perché muoversi e viaggiare sarà sempre più costoso. In questo bisognerà dare più forza ai radicamenti territoriali, alle persone che stanno nelle località dove abbiamo bisogno che stiano, riducendo quindi la forza di controllo del centro.

Infine, per il singolo lavoratore sarà necessario ripartire dall’umiltà, dalla determinazione, dalla volontà di accettare lavori che forse si prospettano come minori rispetto a prima, ma che sono il punto da cui ripartire.

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