Secondo quanto evidenziato dal “Rapporto sull’Economia dell’Emilia-Romagna” stilato dalla Banca d’Italia, le ombre dell’inflazione – che non sembra avere intenzione di mollare la presa – e dell’alluvione, che si è abbattuta lo scorso mese sull’Emilia-Romagna, si allungano sull’economia regionale rischiando di far rallentare una locomotiva che, lo scorso anno, ha saputo correre con decisione. Nel 2022, malgrado il conflitto tra Russia e Ucraina, l’elevata inflazione generata dalla crisi energetica e la conseguente restrizione monetaria, viene evidenziato, l’economia emiliano-romagnola, «ha mostrato una notevole capacità di resistenza, crescendo del 3,7%» e con un Pil che «ha superato di 2 punti il livello antecedente la crisi da Covid-19».
In base allo studio la ripresa è stata trainata, in particolare, dai settori dei servizi e dalle costruzioni. «Il contributo più rilevante all’aumento del prodotto regionale» viene infatti argomentato «è arrivato dal terziario» che ha registrato un +5,5% sul 2021, spinto dalle attività turistiche e ricreative e dai i trasporti. Nelle costruzioni, invece, «gli incentivi fiscali per le ristrutturazioni hanno sostenuto la crescita (+10,2%)» anche se l’incremento è stato «inferiore rispetto a quello dell’anno precedente». Quanto al mercato del lavoro, puntualizza la Banca d’Italia, «lo scorso anno il numero di occupati è cresciuto dell’1,2%, portandosi a oltre 2 milioni» mentre «il tasso di disoccupazione è sceso di mezzo punto rispetto al 2021, attestandosi al 5%». Positivo anche il dato relativo alle esportazioni che «in termini reali sono cresciute del 4%».
Su un quadro, quello del 2022, sostanzialmente benevolo, iniziano però a farsi avanti, all’orizzonte, alcune nubi, che rischiano di incrinare le prospettive per il 2023. Queste, avverte Bankitalia, «sono condizionate dall’alluvione e dai tempi di ritorno alla normalità». Il maltempo, viene detto inciderà «sull’attività economica della regione e l’impatto, di difficile quantificazione, dipenderà anche dalla velocità e dall’efficacia degli interventi a favore delle aree alluvionate». A giudizio di Bankitalia, «considerata la natura dell’evento, l’agricoltura avrebbe subito la maggiore incidenza dei danni; all’area investita sarebbe riferibile quasi un terzo della superficie agricola regionale».
Tuttavia, viene sottolineato, «anche le ripercussioni sulle attività produttive non agricole potrebbero essere rilevanti, considerando che alla zona colpita rappresenta circa un quarto del valore aggiunto regionale del settore privato dell’industria e dei servizi non finanziari». In particolare, viene puntualizzato ancora, «restringendo l’attenzione alle aree per cui gli allagamenti erano visibili da riprese satellitari, il valore aggiunto prodotto dalle 3.500 società di capitali aventi sede legale localizzata entro un chilometro dai territori inondati, e quindi con più alta probabilità di aver subito danni diretti, supera il 5% del relativo totale regionale».
E a pesare sull’anno in corso, ancora, sarà l’inflazione che non accenna a rallentare. A giudizio della Banca d’Italia, «nel primo trimestre del 2023 la fase espansiva sarebbe proseguita a un ritmo simile a quello nazionale, risultato superiore alle attese. Sulle prospettive per la parte rimanente dell’anno incidono le pressioni inflazionistiche ancora elevate e l’intonazione restrittiva della politica monetaria». Che incidono anche sulle famiglie il cui «reddito reale» nel 2022 «si è ridotto» con l’inflazione a colpire «più severamente le famiglie meno abbienti». Di fatto, anche se «gli aumenti dell’occupazione e delle ore lavorate hanno sostenuto il reddito nominale delle famiglie (+6,3% rispetto al 2021) la crescita è stata erosa dalla corsa dei prezzi al consumo: in termini reali il reddito è diminuito dello 0,6%».