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“Solo la cultura della prevenzione ci salverà dagli eventi estremi” | Il libro del ministro Musumeci e del giornalista Caporale

“Il rapporto tra pianificazione di Protezione civile e pianificazione territoriale è quasi inesistente, malgrado sia previsto dalla legge […] occorrerebbe ricondurre la gestione del rischio in un sistema di normalizzazione e far confluire i contenuti del Piano di Protezione civile nei processi ‘ordinari’ della pianificazione territoriale”. Questo uno dei passaggi nodali su cui si si sviluppa la conversazione tra Nello Musumeci, ministro per la protezione civile e le politiche del mare, e il giornalista Giuseppe Caporale nel libro ‘Gli italiani e i rischi naturali. Perché la prevenzione ci può salvare’, dalla prossima settimana in libreria per Rubbettino.

Quando si parla di prevenzione, avverte il ministro, non si deve pensare subito all’azione del Governo: “In Italia la gran parte dei cittadini assume una condotta passiva, considera la tutela dal rischio naturale solo un obbligo da parte dello Stato. Che deve proteggere e rimborsare dopo ogni evento estremo. Dopo una calamità, tutti sono a chiedersi: cosa fa lo Stato per me? Ma nessuno si chiede: cosa ho fatto io per la sicurezza mia e dei miei beni? Ho realizzato la mia casa con criteri antisismici? Ho costruito l’abitazione lontano dal pericolo dei fiumi e delle faglie? Ho assicurato i miei beni contro i rischi naturali? Ho imparato le buone pratiche di prevenzione? Nulla di tutto questo! E poiché lo Stato, presto o tardi, è intervenuto sempre, il cittadino non si è mai sentito corresponsabilizzato. E così il ‘dovere civico’ continua a rimanere un arnese fuori uso”.

“Secondo il Censis-Confcooperative – ricorda Musumeci – negli ultimi quarant’anni il costo dei soli disastri climatici in Italia sarebbe arrivato a 210 miliardi di euro. Il costo dei danni in Italia è calcolato da altri attorno a tre miliardi e mezzo di euro l’anno. E la tendenza appare sempre più in crescita. È come se tutte le risorse del Pnrr fossero state destinate a riparare i danni delle calamità”. Tra le cause principali di questa situazione il Musumeci individua “un quadro giuridico nazionale poco organico, frammentario, stratificato nel tempo, differenziato per territori e in continuo divenire”.

Bisogna allora intervenire anche dal punto di vista giuridico e istituzionale, affidandosi a istituti e strutture stabili e non soggetti alle logiche dell’emergenza. Tra queste Musumeci indica il Codice della ricostruzione, “una legge multirischio per normare le attività del processo di ripartenza, dopo un evento calamitoso, con norme finalizzate a definire un quadro giuridico uniforme per il coordinamento delle procedure e delle attività successive a quelle che svolge nella prima fase la Protezione civile nei territori colpiti”.

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