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Siamo scoperti al centro | L’analisi di Paolo Mieli

“Imperia è feudo di Claudio Scajola già ministro berlusconiano del centrodestra ma prima ancora esponente della Dc.

Scajola era stato tutt’altro che un simpatizzante di Giovanni Toti.

Ma, nel momento del bisogno, è corso in aiuto al suo successore”.

Ne parla Paolo Mieli sul Corriere della Sera osservando che “mentre Scajola mobilitava i suoi a sostegno di Bucci, sul fronte opposto Andrea Orlando veniva costretto – da Giuseppe Conte con l’assenso non entusiasta dei vertici del Pd – ad epurare le proprie liste da esponenti renziani, accusati di aver collaborato, nella stagione che si è appena chiusa, con Bucci sindaco di Genova.

Ma che ora lo avevano lasciato ed erano tornati a sinistra.

La storia della sinistra che deriva dal Pci è piena di mostrificazioni del genere.

Moltissime hanno avuto come bersaglio i socialisti.

Ma la più celebre fu quella che riguardò LevTrotzki (per carità: nessun paragone con Renzi) elevato da Stalin a simbolo di ogni male.

In piccolo – molto, molto più piccolo – la storia si ripete con Renzi.

Parte degli attuali dirigenti «riformisti» del Pd (ridotti ormai a sparuta minoranza), ad ogni manifestazione di fedeltà ai valori dell’atlantismo o a quelli dell’economia di mercato, sono costretti a difendersi dall’accusa di «cripto renzismo».

E, reato dei reati, d’aver preso parte al «golpe» che portò al governo Mario Draghi.

Fin qui Elly Schlein è stata al gioco.

Sotto la sua guida scrive Mieli – il partito vola (è accaduto anche due giorni fa).

Forse anche solo per il fatto che non assomiglia in nulla a chi l’ha preceduta.

Ma attorno al Pd si va facendo il deserto.

Non a sinistra dove il partito di Fratoianni e Bonelli — in tutto e per tutto sovrapponibile ai Cinque stelle, con una storia alle spalle, però, di maggiore linearità — va crescendo di elezione in elezione.

Il problema è alla destra di Schlein, dove il patrimonio degli ex democristiani e dei cosiddetti partiti laici è andato disperso.

A sinistra non ci sono gli Scajola.

Ogni tanto Goffredo Bettini propone di dedicare all’«operazione Lazzaro», cioè all’impresa di resuscitare il «centro», qualche personalità del passato: Paolo Gentiloni, Francesco Rutelli.

Ma loro con gentilezza lasciano cadere l’invito.

Chissà se qualcuno al Nazareno si è accorto che lasciare alla destra l’intero spazio del centro è rischioso?

A volte, come si è visto, nelle elezioni a turno unico, un pugno di voti può fare la differenza.

E – conclude – le elezioni politiche sono a turno unico”.

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