La decisione della Bce di ridurre i tassi di interesse, per la prima volta da cinque anni, “era ampiamente prevista, ma non ovvia”. Così Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera: “La presidente, Christine Lagarde, ha ricordato che le decisioni della Banca hanno contribuito in soli 20 mesi ad abbassare l’inflazione dal picco di oltre il 10 per cento raggiunto nell’ottobre del 2022. La decisione di ieri deve molto alla pazienza e alla tenacia di Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, che si è battuto per convincere i suoi colleghi nel Consiglio della Bce che quell’inflazione fosse, appunto, un evento straordinario, da spegnere senza creare una recessione; peraltro in linea con i suoi due predecessori, Ignazio Visco e Mario Draghi. Tuttavia, a mio parere, ancora più rilevante, è quanto detto dal governatore Panetta il 31 maggio nelle sue Considerazioni Finali.
È ormai evidente – prosegue – che le sfide dalle quali dipende il futuro del nostro continente hanno orizzonti molto più ampi della politica monetaria e assumono dimensioni tali che nessun Paese, neppure la Germania, può pensare di affrontare da solo: la difesa dell’Europa può essere solo difesa comune; così come, la transizione verde richiede lo spostamento e la riqualificazione di milioni di lavoratori per facilitarne l’impiego in altre attività, tutelando quanti dovranno affrontare costi di adattamento importanti.
La risposta per l’Europa può essere solo un debito comune, uno strumento che fu approvato da tutti, nonostante la diversità delle politiche interne adottate, quando era evidente che serviva uno sforzo comune straordinario per arrestare la diffusione del Covid. Rivolto all’Italia il governatore Panetta ha ricordato che il declino demografico in atto non può essere invertito in tempi brevi: per riprendere a crescere stabilmente è quindi necessario far ripartire la produttività, investendo in tecnologia e capitale umano, cioè istruzione.
Il debito comune non è una semplice operazione finanziaria. È mettersi insieme per realizzare ciò che è necessario, ma da soli non si riesce a fare. È l’embrione di un bilancio condiviso che mostri al mondo che il processo di costruzione dell‘Europa non si è fermato. Anzi prosegue affinché la solidità possa contribuire a quella stabilità che dalla crisi del 2008 il mondo sta cercando”.